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Storie di umanità nei conflitti mondiali: il Museo Civico di Manduria

 

Immergiamoci nella storia moderna di Manduria e scopriamo come da una guerra possono nascere storie di collaborazione tra popoli di diversa lingua e cultura. Visitiamo insieme il Museo Civico di Manduria.

Museo Civico della Seconda Guerra Mondiale di Manduria


Ti ho parlato spesso di Manduria in questo blog: ti ho accompagnato per le strade del suo centro storico, ci siamo immersi nella sua storia alla scoperta dei Messapi, abbiamo gustato il suo vino amato nel mondo, ti ho mostrato la bellezza del suo mare e delle sue meraviglie naturali.

Oggi torno a parlarti della città del vino Primitivo per guidarti in un altro luogo custode della memoria dei manduriani. Ti porto a scoprire il Museo Civico di Manduria dedicato alla Seconda Guerra Mondiale.

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Non lasciarti spaventare dall’introduzione. È vero, stiamo parlando di un periodo orribile e ogni anno ne ricordiamo l’efferatezza, ma il Museo Civico di Manduria vuole raccontare qualcosa che di solito viene tralasciato a favore dei fatti storici: qui si parla della vita dei manduriani e in particolare del rapporto che si è instaurato tra loro e gli aviatori americani, che ebbero base in questa zona per 14 mesi, tra il 1943 e il 1945. Il Museo racconta il lato umano di quel periodo.

Come nasce il Museo Civico

Reperti lasciati dagli americani a Manduria


Il Museo Civico di Manduria è piuttosto giovane. Nasce nel 2018 con l’intento di raccogliere le testimonianze dei veterani della città e ricordare le loro storie, in particolare durante il periodo in cui Manduria si vide trasformata in una base militare per l’aviazione americana .

Si chiama Museo della Seconda Guerra Mondiale, ma ospita anche testimonianze risalenti alla Grande Guerra, soprattutto, come vedremo più avanti, in riferimento alla calda accoglienza che caratterizza i manduriani.

La visita al Museo Civico di Manduria

Chiostro del Palazzo delle Servite a Manduria


Entriamo nel Palazzo delle Servite, un palazzo nobiliare settecentesco nel centro storico della città, costeggiamo il raffinato chiostro, al cui centro campeggia un elegante pozzo, e ci avviamo al primo piano. Saliamo una breve scalinata ed eccoci nel Museo Civico.





Quattro grandi tele realizzate dall’estro dei ragazzi del liceo artistico, ispirati da fotografie dell’epoca, ci accolgono e guidano verso il percorso museale del ricordo. In un’ampia sala sono sistemate in ordine le teche che raccolgono i reperti. Già dalla porta di accesso riusciamo a scorgere divise militari e fotografie chiaramente di un tempo lontano.

Uomini immortalati mentre sono intenti a non impantanarsi, raccontano di come gli americani del 450° Gruppo di Bombardamento arrivarono a Lake Manduria. Fa sorridere pensare che la zona fangosa che si era creata a dicembre, a causa di ristagni, venisse definita “lago”.

Aviatori americani arrivati a Lake Manduria


 Ad ogni modo agli americani tanto bastava per doversi rimboccare le maniche affinché gli aerei non si impantanassero nel suolo fangoso. Ecco che già cominciano a materializzarsi i ricordi nei reperti intorno a noi.

Le grelle, delle pesanti strutture in metallo forato: le vediamo nelle mani dei militari per evitare che camion e aerei sprofondassero nel fango; giriamo lo sguardo e le troviamo poggiate alla parete, direttamente dagli anni ‘40 del secolo scorso, come se avessero fatto un viaggio temporale.

Non mancano elementi più spiccatamente bellici, come il puntatore di precisione utilizzato dai bombardieri. Alcuni reperti sono lì a ricordarci del periodo che, con questa mostra, stiamo attraversando, qualora, grazie al racconto umanistico allestito nel museo, ci fossimo distratti e avessimo dimenticato di quali anni stiamo parlando.

Manduria, come buona parte della Puglia, non ha percepito direttamente gli orrori della guerra; piuttosto ne ha sofferto la fame che ne è derivata. Con l’arrivo degli americani alcune attività hanno dovuto adattarsi alle esigenze della guerra, come quelle propagandistiche, di informazione, ma anche di svago. In fin dei conti stiamo pur sempre parlando di uomini, ragazzi, che si sono trovati a combattere una guerra.

Annunci pubblicitari risalenti agli anni 40 pubblicati a Manduria


Proprio perché stiamo parlando di uomini, ecco che emergono le note di colore che ci raccontano di queste persone, della vita che hanno vissuto a Manduria e di come i manduriani si siano adattati a loro e alla situazione.

Le informazioni che giungono a noi sono state documentate dalla stampa di allora, in particolare dal periodico settimanale The Bomb Blast, scritto in americano e che riportava notizie d’ogni genere. Una di queste era l’annuncio dell’apertura di una lavanderia in cui si sottolineava la garanzia dell’igiene. Adesso noi lo diamo per scontato, ma nella Puglia degli anni ’40 le condizioni igieniche non erano affatto quelle a cui sia abituati noi oggi.

Il periodico The Bomb Blast nel Museo Civico di Manduria


È stato trovato anche un monito per gli aviatori americani: dovevano assolutamente fare attenzione alla Purple Death, la “morte viola”. Cosa sarà mai? Be’, siamo a Manduria, la città del vino Primitivo: la Purple Death è proprio il vino o, per meglio dire, l’effetto da esso provocato.

Il Primitivo è un vino piuttosto forte, la cui gradazione si aggira sui 18 gradi. Se non ci si è abituati, va giù che è una meraviglia, ma altrettanto dolcemente ci si lascia andare tra le braccia di Bacco. Quindi gli aviatori, che dovevano guidare camion e aerei, dovevano andarci piano col vino, perché il rischio di gravi incidenti era reale.

Proseguiamo e ci imbattiamo in un manifesto con una foto interessante: un bambino in piedi su uno sgabello che insegna l’italiano agli americani. È una bellissima testimonianza della collaborazione tra popoli di diversa lingua e cultura, nonostante le circostanze che li hanno fatti incontrare.

Manifesto nel Museo Civico di Manduria


Proviamo ad avvicinarci e a guardare quali frasi il ragazzino è impegnato a insegnare e i militari così attenti a imparare: “Buongiorno, come state?”, “Vorreste passeggiare con me?” e non riusciamo a trattenere un sorrisino malizioso. Di certo erano frasi utili e, a quanto pare, efficaci, dato che sappiamo che ci furono parecchi matrimoni tra americani e manduriane!

Quando gli americani partirono da Manduria, lasciarono molti oggetti. Oltre alle grelle, si trovavano numerosi alloggiamenti per le bombe, scatole di latta e persino camion. I manduriani recuperarono tutto quel materiale e lo riutilizzarono: le grelle divennero degli ottimi cancelli; gli alloggiamenti per le bombe vennero usati come sgabelli o riadattati in modi creativi per far fronte alle esigenze della vita quotidiana. Insomma, i manduriani diedero sfogo alla loro innata creatività per volgere questi “rifiuti” a loro vantaggio.

Gli eroi di Manduria 

Teche deidcate a Cosimo Moccia ed Elisa Springer nel Museo Civico di Manduria


Una grande teca è dedicata a due eroi di Manduria . Ognuno, in base al proprio vissuto, ha onorato la città e portato una testimonianza di quel periodo: sono Cosimo Moccia ed Elisa Springer.

Cosimo Moccia fu un carabiniere decorato con la medaglia d’oro al valore per aver preferito la morte insieme ai suoi compagni, prigionieri di guerra, piuttosto che tradire la patria e rivelare i nomi e i nascondigli dei partigiani a cui si era unito.

Le lettere riportate sul totem ne delineano il profilo come uomo, con le sue speranze e il desiderio di tornare a casa dalla sua famiglia. Nulla in quei testi lasciava presagire quello che poi sarebbe realmente accaduto.

Accanto, la teca dedicata a Elisa Springer racconta la storia di questa donna ebrea, nata a Vienna, ma cresciuta e vissuta a Manduria, sopravvissuta all’olocausto. Dopo anni di silenzio, decise di dedicare la sua vita alla testimonianza di ciò che aveva vissuto, per far conoscere gli orrori che aveva dovuto subire con la speranza che la conoscenza possa evitare che questi si ripetano ancora.

Parete fotografica con le foto dei figli di Manduria nel Museo Civico di Manduria


Una parete tappezzata di fotografie mostra i volti di giovani in posa. Sono i figli di Manduria, che hanno perso la vita durante la Seconda Guerra Mondiale, vittime della Shoha e delle Foibe. È un modo per dare loro dignità e per ringraziarli per il loro sacrificio. Sono lì con le loro storie e portano la loro testimonianza.

Mostra fotografica sulla Prima Guerra Mondiale

Lasciamo la stanza dedicata alla Seconda Guerra Mondiale per attraversare il corridoio che ospita una mostra fotografica. Racconta dell’accoglienza ricevuta dai profughi trentini a Manduria durante la Grande Guerra.  

Come già detto, l’elemento portante di questo museo è l’umanità e il senso di condivisione tra persone che non si conoscono e alle volte neanche si capiscono (perché i trentini parlavano tedesco e i manduriani il dialetto).

 Dai documenti si nota come i trentini amassero i “frutti esotici” pugliesi: zucchine, pomodori, melanzane, fichi e fichi d’India.  Sentiamo questo e sorridiamo al pensiero che oggi riusciamo a trovare a casa nostra prodotti d’ogni parte del mondo.

Mandurino Weiss nel Museo Civico di Manduria


Anche per questo periodo troviamo una figura simbolo: è Mandurino Weiss. Nacque a Manduria nel 1916 da genitori trentini accolti dalla città. Suo padre, per ringraziare i manduriani della loro calda ospitalità, lo chiamò Mandurino, appunto. Il giorno in cui questi andò all’anagrafe per registrare il figlio, un manduriano, Michele Dinoi, sentendo la sua motivazione, decise di chiamare suo figlio Trento Giovanni, per ringraziare quell’uomo del suo gesto.

I due bambini crebbero e, arrivata la Seconda Guerra Mondiale, si arruolarono e andarono in Etiopia. I due non si conoscevano personalmente, ma avevano sentito le rispettive storie. Al momento dell’appello, dopo essere stati fatti entrambi prigionieri dagli inglesi, si riconobbero e si ritrovarono.

Il nostro viaggio nella storia moderna di Manduria termina qui. Per quanto possa sembrare strano, alla fine del percorso ci si sente un po’ più vicini a Manduria e alla sua comunità, come se quelle persone le avessimo incontrate davvero e ci avessero raccontato di persona la propria storia.

Ringrazio la cooperativa Spirito Salentino e il gruppo Cuore messapico, insieme ad Anna e Angela, che ci hanno ospitati e guidati attraverso i ricordi della città e che animano il museo con eventi e attività rivolti a grandi e piccini.

Per ulteriori informazioni sul museo puoi visitare il sito web del Museo Civico di Manduria.

 

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