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La leggenda della fondazione di Taranto




La fondazione di una città fa sempre riferimento alla storia, alle fonti certe, a chi e come è arrivato in un luogo e lì si è stabilito ponendo le fondamenta per un nuovo centro abitativo. Spesso però storie così antiche si mescolano con il fantastico, dando origine a una spiegazione leggendaria alla nascita di una città, come quella che narra di come un uomo arrivato dalla Grecia, figlio di Poseidone e della ninfa Satyria, di nome Taras sia stato il fondatore spirituale di Taranto.


Leggenda narra che 2000 anni prima di Cristo, Taras  giunse insieme alla sua flotta alla foce di un fiume sulla costa ionica. Quel fiume poi avrebbe preso il suo nome, Tara, e sarebbe diventato molto caro alla città di Taranto. Sulle coste ioniche Taras compiva sacrifici in onore di suo padre Poseidone, quando, un giorno, avvistò un delfino. Egli giudicò quell’evento come una manifestazione della compiacenza e benevolenza del dio per la costruzione di una città in quel luogo. In seguito all’avvenimento Taras decise di fondare una città proprio in quella zona e la chiamò Saturo, in onore di sua madre Satyria oppure di sua moglie Satureia. Questa località esiste ancora.

Un giorno Taras scomparve nelle acque del fiume e, nonostante i suoi compagni continuassero a cercarlo, il corpo non venne mai ritrovato. Si concluse quindi che suo padre lo avesse ammesso nella cerchia degli eroi. La rappresentazione di Taras, che vediamo nello stemma della città di Taranto, lo vede a cavallo di quel delfino che lo incoraggiò nell’inizio della fondazione della città, con in una mano il tridente, simbolo di Poseidone, e nell’altra la clamide, il mantello che i Greci usavano in battaglia.

Ma se parliamo della fondazione di Taranto, non possiamo non raccontare anche la storia di Falanto. Partiamo dall’inizio per capire chi fosse costui e come arrivò a essere il fondatore di Taranto.

Durante le lunghe guerre messeniche, gli Spartani erano impegnati nella conquista della città e dei territori di Messenia. Essendo gli uomini occupati, Sparta dovette affrontare il problema di un calo di nascite. Per ovviare a questo inconveniente dovuto alla guerra, alle donne spartane venne concesso di unirsi agli uomini della classe degli Iloti, dando la luce a figli illegittimi chiamati Parteni, che però non godevano dei diritti civili degli Spartani. Tra questi c’era Falanto. La storia ci dice che i Parteni iniziarono una rivolta contro Sparta per veder riconosciuti i propri diritti, ma fallirono e furono obbligati a lasciare la città. Falanto, prima di partire, interrogò circa il loro futuro l’Oracolo di Delfi, il quale predisse che avrebbero abitato la colonia di Saturo e sconfitto gli Iapigi. Falanto, allora, chiese come avrebbe fatto a riconoscere il momento più propizio per tale impresa e l’Oracolo così rispose:

“Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città.”

Con questi presupposti Falanto e i suoi partirono. La leggenda narra che durante il viaggio, venti di burrasca causarono il naufragio dei viaggiatori e Falanto venne salvato da un delfino, che lo trasportò sulla sua groppa fino a riva. I Parteni si stabilirono sul promontorio di Saturo, ma la vittoria contro gli Iapigi tardava ad arrivare. Un giorno Falanto, esausto e demoralizzato, si addormento sulle ginocchia di sua moglie Etra, la quale, affranta per le avversità incontrate dal marito, si mise a piangere, bagnando con le sue lacrime il viso dell’uomo. Falanto si destò e tutto gli fu chiaro! Il significato del nome Etra è cielo sereno, dunque, quando Falanto vide “piovere” dal cielo sereno, capì che il momento di conquistare quella terra era finalmente arrivato. Così vinse contro gli Iapigi, fondò una nuova città e la chiamò Taras (Taranto) in onore del mitico eroe che tempo addietro aveva fondato Saturo.

Purtroppo, in seguito a conflitti con i concittadini, Falanto fu costretto a lasciare Taranto e a rifugiarsi a Brindisi, dagli Iapigi che in passato aveva sconfitto e lì visse fino alla morte. Prima di morire, però, volle compiere un ultimo gesto per la città da  lui fondata: fece spargere dai brindisini le sue ceneri nell’agorà di Taranto, con la promessa che così facendo si sarebbero assicurati la conquista della città. In realtà, ricordando una profezia fattagli dall’Oracolo di Delfi, spargendo le ceneri di Falanto entro le mura di Taranto, la città sarebbe rimasta inviolata. Con questo ultimo gesto a Falanto venne riconosciuto l’omaggio dovuto e venne raffigurato, come Taras, su monete e medaglie a cavallo di un delfino.

Questa è la leggenda della fondazione di Taranto, una storia che sottolinea quanto questa città sia legata alle sue origini, alla sua antica importanza come colonia greca e capitale della Magna Grecia e del suo rapporto col mare e i delfini, che ancor oggi nuotano nel suo golfo.

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