Conosciamo la Salina dei Monaci, un paradiso naturale a San Pietro in Bevagna, protetto dalla Riserva naturale, abitato dai fenicotteri rosa, circondato dalla macchia mediterranea e con le rovine di una fabbrica di sale a far da sfondo.
Un paio di anni fa ho partecipato a un seminario di aikido immersa nella natura salentina, a Manduria. Uno degli aspetti più piacevoli di questo particolare stage è la pratica in spiaggia con successivo bagno a lezione finita.
La spiaggia designata era la Salina dei Monaci a San Pietro in
Bevagna, una delle più belle che abbia frequentato negli ultimi tempi. E' la terza volta che torno qui per praticare questa arte marziale, ma solo
quest’anno sono riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per apprezzare al meglio
lo spettacolo della Salina. Coinvolti due amici nella mia escursione
improvvisata, mi sono armata di protezione solare e asciugamano (da usare come
copricapo stile beduina, perché ho dimenticato il cappello, come mio solito) e
ci siamo avventurati tra le dune incuranti del sole delle 11:30.
La salina è separata dalla spiaggia dalle dune e
dalla macchia mediterranea. Pochi passi sulla sabbia rovente e ci
troviamo sul sentiero che costeggia la salina, dove incontriamo un via vai di
bagnanti, che a piedi o in bicicletta raggiungono questo angolo di paradiso
marittimo.
Il posto prende il suo nome dai Monaci Benedettini che
nell’anno 1000 sfruttarono questo bacino per l'estrazione e la lavorazione del sale. A partire dalla
fine del 1800 fino agli anni ’40 del ‘900 vennero eseguiti degli interventi di
bonifica per risolvere il problema della malaria.
Fortunatamente queste operazioni furono minime e non compromisero la salina
e i suoi panorami. Il vero pericolo arrivò negli anni ’60, quando interventi di
speculazione edilizia e lo sviluppo incontrollato del turismo minacciarono il
paesaggio: le dune e alcune distese di macchia mediterranea vennero distrutte.
L’impegno delle istituzioni rivolse la sua attenzione a questo territorio nel
2000 con il suo inserimento nell’Area protetta delle saline di Torre
Colimena e nel 2010 nell’elenco delle aree protette italiane.
Fenicotteri rosa e non solo
L’attrazione più succulenta di quest’area sono sicuramente i fenicotteri
rosa che migrano qui, ma purtroppo non è questo il periodo per ammirarli. Salutiamo
però gli aironi bianchi che se ne stanno placidi nell’acqua,
ignari o incuranti di essere oggetto del nostro stupore. Per gli amanti
del birdwatching questo posto è perfetto: ci siamo imbattuti
in alcuni germani reali, che tranquilli giravano a pochi metri
da noi. Un incanto tale che, se non fosse stato per il sole cocente sulle
nostre teste, saremmo stati a guardare per un bel po’.
Purtroppo il tempo è tiranno e noi non abbiamo potuto concederci di più di questa piccola passeggiata, ma abbiamo portato con noi la bellezza che questo paesaggio (quasi) incontaminato ci ha regalato. Il senso di connessione che possiamo provare quando siamo circondati dalla natura è qualcosa che sfugge quando siamo in città, subissati da impegni, dal lavoro, disturbati dalla frenesia cittadina. Ho voluto scrivere questo post non solo per far conoscere la Salina dei Monaci, ma soprattutto per invitare tutti a prendersi un momento e allontanarsi da tutte le fonti di stress della vita quotidiana e godere del potere rigenerante della natura, trattandola non come qualcosa di estraneo a noi, ma come un ecosistema armonioso, che può funzionare al meglio con noi e per noi solo se lo rispettiamo.
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