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Passeggiando tra i fichi dei Giardini di Pomona

 

Facciamo una passeggiata ne I Giardini di Pomona, il conservatorio botanico nelle campagne della Valle d'Itria, e scopriamo la sua collezione di alberi di fico e non solo

Campo di alberi fico de I Giardini di Pomona

I Giardini di Pomona… che cos’è?”

Mi avevano appena regalato la guida della ciclovia dell’Acquedotto pugliese e da brava curiosona ne stavo analizzando il percorso. Non potevo percorrerla tutta, non subito almeno: è un percorso bello lungo, bisogna organizzarsi per bene per intraprendere quel viaggio. Nessuno mi vietava però di percorrerne un tratto, magari dalle mie parti, e fermarmi in qualche posto interessante.

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“Ah, guarda! C’è la tappa che parte da Locorotondo e, facendo una deviazione, posso visitare I Giardini di Pomona…il nome ispira…”

Sulla ciclovia ancora non ci sono stata, c’è sempre qualcosa che si frappone fra me e lei, ma quel nome, I Giardini di Pomona, mi è rimasto impresso e ho deciso di andarci, non come una deviazione, ma come precisa destinazione.

L'entrata del conservatorio botanico I Giardini di Pomona

Un vialetto ci accompagna nello spiazzo dove i visitatori vengono accolti e riuniti per le visite. Sullo stesso cortile danno dei trulli, appartamenti per ospitare i turisti, e davanti a una loro porta, a un tavolo, della gente parla serena sorseggiando una birra. È l’immagine della calma pomeridiana in piena Valle d’Itria.

Prima di partire con il tour, Paolo Belloni, il fondatore di questo conservatorio botanico, fa gli onori di casa e ci spiega come nasce il suo progetto, qual era il suo intento quando, 16 anni fa, ha lasciato Milano per trasferirsi in Puglia e dedicarsi anima e corpo ai Giardini di Pomona.

La visita de I Giardini di Pomona

Paolo Belloni mentre spiega ne I Giardini di Pomona

Iniziamo con le piante che Paolo definisce “Rambo”, quelle che riescono a vivere nonostante condizioni climatiche complesse. Incontriamo il melograno e il corbezzolo, tipicamente pugliesi, la mela Api étoilée, una varietà di mela molto antica, che ha le coste che sembrano essere le punte di una stella, da cui il nome; diverse varietà di agrumi, tra cui alcune molto particolari come il Flying Dragon, che ha i rami ondulati in maniera tanto particolareggiata da sembrare delle piccole sculture. Ogni ramo sembra proprio un drago cinese in volo. In Oriente veniva utilizzato per creare delle siepi ornamentali. 

Con questo giro iniziale cominciamo a “scaldare i motori” (si fa per dire: il tour è rigorosamente a piedi!) e ci avviamo verso il campo che ospita ciò per cui il conservatorio è famoso: la collezione di fichi. Tante varietà di albero di fico, circa 600, convivono su un grande terreno. 

Seguiamo la nostra guida passo passo, mentre ci illustra le differenze sia estetiche che organolettiche tra le varietà. Ma una fredda spiegazione teorica non basta per capire, bisogna sentire, provare, toccare, assaggiare. 

“Sapete riconoscere un fico maturo? – chiede Paolo -  È come il mendicante: con il collo storto, la camicia strappata e la lacrima all’occhio.” Io lo so bene: ho passato la mia infanzia intorno agli alberi di fico della campagna di mio nonno: quando lo vedi appeso, con la buccia un po’ lacerata e la goccia zuccherina alla base, il fico è pronto per essere mangiato.

Melograni ne I Giardini di Pomona

Flying Dragon ne I Giardini di Pomona

Fichi sull'albero ne I Giardini di Pomona

Inizia la perlustrazione dei rami a caccia di fichi maturi da raccogliere, un’attenta analisi di quelli che sembrano papabili; quelli che possono ancora maturare un po’ vengono lasciati, la pianta ha ancora del lavoro da fare con loro. Tra un San Biagio, un Unghiarolo e un Nerucciolo d’Elba la merenda è fatta con una scorpacciata di fichi, in un viaggio tra le diverse varietà di frutti e nel passato di una Ilaria bambina e sgambettante in campagna.

Assaggio dei fichi direttamente dall'albero ne I Giardini di Pomona

Ci spostiamo in un’altra zona, quella che ospita la “star” del conservatorio. Il botanico giapponese Masayuki Ebinuma trovò tra le macerie della bomba atomica di Nagasaki del 9 agosto 1945 un germoglio di kaki sopravvissuto. Lo prese, lo accudì, fino a portarlo a fruttificare. 

Dai semi dei suoi frutti vennero piantati altri alberi. Oggi quel kaki si trova nel conservatorio al centro di un labirinto di lavanda, a simboleggiare il percorso tortuoso che bisogna attraversare per arrivare alla pace. Questo angolo dei giardini è una gioia per i sensi con un gioco di viola e verde e il profumo inebriante della lavanda.

Albero di kaki giapponese al centro di un labirinto di lavanda ne I Giardini di Pomona

Ci muoviamo verso l’area dedicata alla foresta alimentare. Una vera e propria lezione sulla conservazione della biodiversità è in atto. Paolo ci spiega come è possibile conservare l’acqua e fare in modo da coltivare in uno stesso terreno diverse tipologie di piante con un utilizzo responsabile delle riserve idriche. 

Lo scopo di una foresta alimentare è quella di creare un ecosistema che possa essere autonomo. Ogni pianta viene sistemata in base alle sue necessità e potenzialità, in maniera tale da poter non solo vivere e fruttificare, ma anche svolgere un ruolo all’interno dell’ecosistema. Come dice Paolo, l’agricoltura è una grande semplificazione, ma alla natura piace la complessità e le piante amano vivere insieme. Ecco un modo per avere dalla natura ciò di cui abbiamo bisogno, rispettandola e preservandola.

Si ritorna ripercorrendo il conservatorio a ritroso: lasciamo la foresta alimentare, il suo accumulatore d’acqua, che lavora insieme ai muretti a secco; scendiamo dalla collina baciata dai raggi aranciati del sole che tramonta; salutiamo il kaki nel suo personale campo di lavanda; ci aggiriamo intorno agli alberi di nocciolo e pistacchio, avvolti dal profumo del rosmarino, del timo, del lemon grass, della ruta, della melissa e della canfora; ringraziamo gli alberi di fico per i loro squisiti doni.     

alberi di kaki giapponese al centro del labirinto di lavanda ne I Giardini di Pomona

Visitare il conservatorio è come passeggiare in un giardino con il padrone di casa che ti mostra con orgoglio la bellezza delle sue piante, ma senza pavoneggiarsi, perché sa che è tutto merito della natura.

Con Paolo Belloni ho anche fatto una chiacchierata sul suo importante progetto e ne è venuta un’intervista. Se sei curioso di sapere come nasce questo progetto, su quali valori  si regge e quali attività vengono svolte nel conservatorio, ti invito a leggerla qui.

Ora, dimmi, hai mai  sentito parlare di un conservatorio botanico così? Ne hai mai visitato uno?

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