Davanti a me
si apre un’immensa galleria. Una quantità enorme di scheletri è lì di fonte a
me, in piedi lungo le pareti. Sono tutti vestiti con abiti d’altri tempi:
alcuni guardano in alto, altri in basso e altri ancora sembrano fissarmi con le
loro orbite vuote. Ne vedo alcuni che sembrano sghignazzare e altri urlare
dallo spavento. Sono scheletri di uomini, donne e persino bambini in questo
posto macabro e inquietante.
No, non è un
racconto dell’orrore o un brutto sogno. In realtà il luogo in questione esiste
davvero e mi è parso l’argomento azzeccato ora che si avvicina la notte di
Halloween. Sto parlando delle catacombe
dei cappuccini di Palermo.
Lo ammetto,
la visita a questo luogo potrebbe non essere per tutti. Io stessa, benché non
sia una persona facilmente impressionabile, appena entrata nelle catacombe sono
corsa al fianco dei miei compagni di viaggio. La distanza che si interpone tra
i visitatori e i defunti è davvero poca.
Come detto
sopra, gli scheletri sono abbigliati con gli abiti dell’epoca in cui sono
morti, cioè il XVII-XIX secolo per lo più, e alcuni sono talmente ben
conservati da avere ancora capelli e baffi.
Questo labirinto è suddiviso per categorie: ci
sono gli uomini, i bambini, le donne e le ragazzine che sembrano bamboline nei
loro vestitini, poste come sono nelle nicchie, i professionisti e persino le
vergini, e poi i religiosi.
L’usanza di mummificare i morti era molto diffusa
nel sud Italia e in particolare qui a Palermo.
Inizialmente
a essere seppelliti nelle catacombe furono solo i frati cappuccini. Quando si
scoprì che in questo posto i corpi tendevano a mummificarsi naturalmente, i
frati cominciarono ad accogliere un numero superiore di salme, non soltanto di
religiosi, ma anche di personaggi illustri palermitani, che , in cambio,
facevano delle consistenti donazioni al convento.
Ma perché
mummificare i corpi dei propri cari?
In questo
modo i parenti vivi avevano la possibilità non solo di piangere i propri
defunti, ma anche di vederli personalmente, di “far loro visita”, come se
fossero stati ancora vivi.
Questo
cimitero venne chiuso nel 1880. Si fece un’eccezione solo due volte in seguito:
nel 1911 per Giovanni Paterniti, vice console degli Stati Uniti, e nel 1922 per
Rosalia Lombardo, morta a soli due anni e conosciuta oggi come la mummia più bella del mondo.
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