Una visita al castello di Lagopesole, uno degli castelli di Federico II di Svevia meglio conservati
Un cartello stradale: “LAGOPESOLE”
“Siamo vicini a Lagopesole. Se
facciamo in tempo vi va di fermarvi?”
“Cosa c’è a Lagopesole?”
“Un castello di Federico II. È uno degli ultimi che ha fatto costruire e anche
uno tra quelli conservati meglio.”
“Mmm..vediamo…”
Si procede lentamente lungo la salita che porta al castello. Sotto di noi i
panorami brulli e affascinanti della Basilicata.
Lagopesole è un paese è così piccolo,
che non abbiamo neanche bisogno di indicazioni stradali per trovare la strada
che porta al castello. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi. Devi proprio
desiderare fortemente visitare il castello: la salita è così ripida da farci
piegare in avanti per evitare di perdere l’equilibrio. Eccoci alle porte: da
fuori non sembra nemmeno un castello di Federico, è diverso da tutti gli altri.
Certo, i D’Angiò hanno fatto tutto
il possibile per mostrare al mondo che ormai il suo regno dello Stupor Mundi
era diventato il loro. Solo alcuni elementi parlano ancora di Federico II,
mentre il resto è stato spazzato via.
Biglietteria: visita 2 euro; visita guidata 3 euro. Una visita guidata sta per partire. Una signora di mezz’età, la guida, con aria di chi non vede l’ora che la giornata lavorativa sia finita ci intima di sbrigarci, perché lei sta iniziando. Sembra sottintendere che non ci aspetterà. Lasciamo 3 euro ciascuno e raggiungiamo in fretta il gruppo.
Siamo nel cortile, forse l’unico
luogo del castello dove è evidente la firma federiciana. La guida ci parla con
poco entusiasmo degli elementi del cortile. Il Donjon, la torre che probabilmente doveva essere il rifugio
dell’imperatore in caso di assalto al castello, una delle poche costruzioni qui
adibito a tale scopo, visto che doveva essere una residenza estiva. È stranamente fuori asse rispetto al resto del
corpo dell’edificio: la guida ci spiega che forse è stata costruita così perché
la posizione sarebbe stata più favorevole allo studio delle stelle oppure era
in asse con la costruzione precedente (poteva un castello di Federico non
nascondere qualche mistero?). La cappella, il cui rosone è la parte più bella e
interessante: è un chiaro riferimento a Castel del Monte con i suoi otto
petali, in costruzione nello stesso periodo del castello di Lagopesole. Lo
ritroveremo nel museo più tardi, sempre nel castello. La cisterna al centro del piazzale è un’opera importante per il
castello, ma anche per il popolo, che da qui poteva rifornirsi d’acqua.
Velocemente procediamo verso la cappella, unico luogo di culto in un ambiente federiciano, ma ci restiamo per poco, giusto il tempo di ammirare gli affreschi dell’abside, poi prendiamo una ripida scalinata e saliamo sul matroneo e subito lungo uno stretto e buio corridoio, un altro elemento con scopo difensivo. Camminiamo in fila indiana, al buio. Di tanto in tanto una finestra lascia entrare la luce. La guida ci dice che la struttura di questo corridoio, con le finestre, serviva a creare un gioco di luci e ombre che, qualora fossero riusciti a entrare, avrebbe ingannato gli invasori, dando loro l’illusione della presenza di porte: uno stratagemma semplice, ma efficace. Il corridoio termina in una sala, quella dell’imperatore, che di antico ormai ha ben poco, con il necessario per tenere delle conferenze.
Visita al Polo Museale
Si ritorna indietro per visitare il Polo
Museale. Qui troviamo uno spaccato della vita di corte di Federico II:
i piatti, gli accessori, gli utensili ritrovati nella discarica del castello, nella
quale c’era anche il bellissimo rosone della cappella (gettati per mano di chi
voleva cancellare la presenza sveva), sono tornati alla luce e raccontano di un
tempo lontano. Per la prima volta vedo oggetti che potrebbe aver usato Federico
II (o molto più probabilmente suo figlio Manfredi, che frequentò il castello
ben più di suo padre) e mi perdo, affascinata, tra le teche.
Non trovo più la guida: è andata via. La visita è terminata e io neanche me ne sono accorta.
Per la prima volta esco da un castello di Federico II perplessa, come se
non avessi scoperto tutto ciò che il luogo poteva raccontare, come se mancasse qualcosa
alla narrazione, come se ciò che ho visto fosse solo l’essenziale. Ritorno in
macchina poco soddisfatta.
Commenti
Posta un commento
Feel free to leave a comment!
I would be glad to know your opinion! ;)
Thank you! :)