Ho sempre pensato che ogni libro ha il suo periodo
adatto per essere letto. In questi giorni, in cui si vedono per le strade
pipistrelli, streghe, calderoni e fantasmi, mi è tornato in mente un romanzo
che lessi qualche tempo fa. Narrava di accadimenti misteriosi in un castello
nel lontano Medioevo, nel periodo tra la prima e l’ultima crociata: Il
Castello di Otranto di Horace Walpole.
Molto ben accolto al momento della sua prima
edizione nel 1764, molto criticato all’uscita della seconda nel 1765, è considerato
il primo dei romanzi gotici. Il buon Walpole scrisse nell’introduzione alla
prima edizione che si trattava in realtà della traduzione di un racconto
italiano stampato a Napoli nel 1529 e ritrovato nella biblioteca di una
famiglia cattolica inglese. Walpole in questo caso incontrò il favore della
critica del tempo, cosa che, a quanto pare, lo incoraggiò a riconoscere la
paternità dell’opera nella sua seconda edizione. Il suo intento, spiegò, era quello
di dar vita a qualcosa di nuovo nel panorama letterario, unendo due anime del
romanzo, quella fantastica, legata al passato, e quella moderna, che imita la
realtà. Purtroppo, una volta svelato l’arcano, la critica non fu molto
favorevole.
Di cosa parla il romanzo?
Senza fare spoiler, la storia narra delle vicende di
Isabella, Matilda, Teodoro e Manfredi in seguito alla morte del figlio
prediletto di quest’ultimo, Corrado, causata dalla caduta di un misterioso e gigantesco
elmo. Subito l’oggetto viene riconosciuto come l’elmo della enorme statua di
marmo di Alfonso il Buono, uno dei
precedenti principi di Otranto, conservata nella chiesa di San Nicola. A
tormentare il principe Manfredi inoltre c’è un’antica profezia che recita:
“
Il castello e la signoria d’Otranto sarebbero venuti a mancare alla presente famiglia,
qualora il vero possessore fosse divenuto troppo grosso per abitarvi.”
Da qui si
sviluppa una storia condita di mistero, paura, inseguimenti, uccisioni e a
tratti ironia, per arrivare al colpo di scena finale che spiegherà ogni cosa.
Allontanandoci per un momento dall’aspetto
strettamente letterario, adesso vorrei farti notare una certa corrispondenza
tra i nomi che troviamo nel romanzo e quelli della storia di
Otranto e del suo castello. Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, è stato
il signore di Otranto e prima di diventare Re del Regno di Sicilia è stato il
vicario del suo fratellastro Corrado, legittimo erede al trono e morto
prematuramente. Anche Montague Summers nel 1924 trovò questa corrispondenza e
in effetti dimostrò che la vicenda de “Il castello di Otranto” trovava
ispirazione nella storia di Manfredi di Svevia. Ironia della sorte, riesco a
trovare Federico II anche quando penso che non c’entri molto.
Quando visiti il castello di Otranto oggi trovi
inevitabilmente il libro in vendita nel negozio di souvenirs. Le due storie,
quella del castello e quella raccontata da Walpole, si sono intrecciate nel
tempo al punto da indurti a cercare le stanze dove si dice abitasse il gigante
di Alfonso il Buono, sullo sperone del castello.
Non so tu, ma a questo punto mi sono incuriosita e
mi sono chiesta se ci fossero altre leggende
simili a quella narrata nel romanzo vicine al castello e alla città di Otranto.
Ebbene sì, ci sono! Una in particolare è legata all’invasione turca subita da
Otranto nel 1480 e guidata da Mechmèt Pascià. In quella circostanza 800
otrantini cristiani vennero decapitati per essersi rifiutati di rinnegare il
proprio credo. Fra questi c’era anche il Conte di Conversano, Giulio Antonio
Acquaviva. Leggenda narra che questi abbia continuato a combattere ferocemente
a cavallo del suo destriero per la difesa della città persino dopo aver “perso
la testa”. Solo una volta arrivato al
castello di Sternatia cadde, per sempre.
Si dice, però, che nelle notti di agosto
sia possibile avvistare un’ombra che si aggira nei pressi dei bastioni del
castello e che questi non sia altri che
il Cavaliere che perlustra la città di Otranto con la sua testa mozzata in
mano.
Spero che questo post ti sia piaciuto e, perché no, incuriosito
circa la storia narrata da Walpole.
Se conosci altre leggende legate a questo periodo
dell’anno, raccontamele pure nei commenti e io sarò felice di leggerle!
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