Rieccomi qui
dopo mesi di assenza. Non è che non avessi nulla da scrivere o voglia di curare
il blog, semplicemente non ho avuto la possibilità di dedicarmici perché ero in
viaggio, più precisamente sono stata in Germania. Non ho semplicemente
viaggiato, ma ho vissuto per due lunghi mesi da, per così dire, “expat”. Ebbene sì, per la prima volta
ho provato cosa vuol dire vivere, studiare e lavorare in un paese che non è il
mio. Ma andiamo con ordine.
Verso la
fine di giugno sono partita per Heidelberg
con l’intento di frequentare un corso di lingua per migliorare il mio tedesco.
Ho sempre avuto qualche problemino col tedesco, soprattutto nel parlarlo,
perciò dopo la laurea, essendo ancora sfaccendata, ho pensato: “Perché non
sfruttare questo periodo di inattività per fare un’esperienza all’estero e nel
contempo migliorare il mio tedesco? Quale occasione migliore?” E così, piena di
entusiasmo e non poca paura, ho fatto i bagagli e sono partita. L’idea iniziale
era quella di rimanere solo un mese in questa città. Non immaginavo che avrei
prolungato il mio soggiorno fino alla fine di agosto, trovando perfino un
lavoretto stagionale in uno dei luoghi
più turistici della Germania.
Ora che sono
tornata, tutti mi chiedono, pieni di aspettativa, come sia stata questa
esperienza. Volete sapere una cosa? Dopo un primo periodo in cui tutto è bello
e nuovo, ci si abitua e si guardano le cose in modo oggettivo. Non sto dicendo
che non sia stato niente di che: tutt’altro! È stata un’esperienza formativa,
soprattutto a livello umano, di quelle che ti fanno aprire gli occhi e
realizzare che oltre le frontiere, a prescindere dalle differenze culturali,
siamo tutti uguali. Per intenderci, nella mia classe ho incontrato ragazzi
provenienti da Siria, Spagna, Giappone, Turchia, Brasile, Ecuador e persino
Taiwan e tutti desideravano le stesse cose, si lamentavano delle stesse cose,
sognavano le stesse cose. Conversando con loro ho avuto conferma di ciò che ho
sempre pensato: l’essere umano è uguale ovunque. Possiamo avere differenti
background culturali, possiamo chiamare le cose in modo diverso, gesticolare in
modo diverso, ma sotto sotto condividiamo le stesse paure, gli stessi sogni, le
stesse aspettative. Chi viaggia è in una condizione privilegiata, perché ha la
possibilità di sperimentare quanto sto cercando di dire con non poca fatica. È ovvio, però, che non basta prenotare
un biglietto e passare una settimana, se non meno, in un posto per rendersi
conto di questa verità. È fondamentale socializzare con le persone, non considerandole in modo particolare solo perché sono di
una nazionalità diversa e parlano un’altra lingua, ma in quanto esseri umani
che possono insegnarci qualcosa. Questo non avviene senza sforzo da parte
nostra: chi viaggia deve avere la mente aperta, sapere che non può giudicare
ogni singolo esponente di un popolo solo basandosi su stereotipi, comprendendo
che se una persona non ci va a genio, non vuol dire che tutta una nazione debba
esserci antipatica.
Tirando le
somme, da questa esperienza ho capito che va bene amare l’arte, il cibo, la
natura di un posto. Ma pensate una cosa: da chi è fatto quel luogo? Sarebbe la
stessa cosa se non ci fossero le persone che lo abitano? Avrebbe lo stesso
fascino, la stessa storia, le stesse caratteristiche? Ritengo che per scoprire
un luogo, si debba capire le persone. Sono loro la vera risorsa che una terra
ha, non il contrario. Cosa sarebbe il mondo senza la memoria della gente?
Niente di più che un ammasso di mattoni, cemento o una distesa naturale che,
sebbene bellissimo, col tempo si deteriora e svanisce.
Quando sono partita non
pensavo che avrei realizzato tutto ciò. Certo, ho sempre saputo che non bisogna
lasciarsi “infinocchiare” dagli
stereotipi, ma un conto è saperlo e un altro è viverlo direttamente. Voi
che dite?
E così, con
questo post così “profondo”, vi ho aggiornato un po’ sulle mie ultime
vicissitudini. A breve scriverò anche post dedicati alla città che per un breve
periodo ho chiamato casa (perché non è che sono fuori e non faccio un po’ la
turista, no?).
Ecco dove eri finita :) dai, è stata una bella esperienza allora :)
RispondiEliminaCiao!! Sì, è stata davvero una bella esperienza! Io la consiglierei a tutti di farla almeno una volta nella vita ;) Un abbraccio
EliminaVivere qualche mese in un luogo lontano da casa è una cosa che sogno di fare da una vita! Complimenti a te che sei riuscita e bentornata :D
RispondiEliminaGrazie :D Guarda, anche io ho sempre sognato di farla, ma di certo non immaginavo di farla così e soprattutto non in Germania (ho sempre pensato di farla in Gran Bretagna o Francia). La vita riserva sempre un sacco di sorprese :D Allora, in bocca al lupo e spero che tu riesca presto a coronare il tuo sogno estero ;) Un abbraccio
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