Visitiamo il Trullo Sovrano, il trullo più grande di Alberobello. Tuffiamoci questo viaggio nel tempo e nella tradizione di uno dei simboli della Puglia più conosciuti nel mondo.
Avrai
pensato ad Alberobello e al suo panorama fatto di trulli, che con i loro coni
grigi movimentano il pendio del quartiere monumentale. Come darti torto? Ogni parte
del mondo ha la sua costruzione simbolo e, sebbene ogni area della Puglia abbia
la propria, ormai il trullo ha un posto d’onore nel rappresentare la regione.
In questo
post ti parlo di un trullo in particolare, uno di quelli che quando vai ad
Alberobello non puoi ignorare: il Trullo Sovrano.
La particolarità del Trullo Sovrano
Se sei mai
entrato in un trullo, ti sarai accorto che per quanto bello e particolare sia,
si tratta di un ambiente angusto, con vani piccoli adibiti a stanze ed
eventualmente un soppalco con una scala in legno.
Il Trullo Sovrano
è tutt’altra cosa. Stiamo parlando del trullo più grande di Alberobello, che ti
si para davanti e ti sbarra la
strada poco dopo aver superato la chiesa
dedicata ai Santi Cosma e Damiano.
La sua
facciata è ampia, bianca con il cono che sembra stare su come un cappello a
punta. Negli anni ’60, è stato il set del film Casanova ’70 con Marcello Mastroianni e negli ultimi tempi ha dato
il meglio di sé durante gli eventi luminosi di Alberobello: è diventato la tela
per L’albero della vita di Klimt e ha onorato i 700 anni dalla morte di Dante.
È composto
da più ambienti che risalgono a epoche differenti, una parte più antica al 1600
e una più “recente” del 1700, che venne fatta costruire dal sacerdote Cataldo
Perta per utilizzarla come cappella. Infatti nella stanza che oggi ci accoglie
dopo aver varcato la soglia, un tempo erano conservate le reliquie dei Santi
Cosma e Damiano.
Successivamente,
nel 1800, il trullo venne acquistato dalla famiglia Sumerano e venne utilizzato
come abitazione. Adesso lo si può visitare come era una volta, quando la
famiglia ci abitava e immergersi nella vita di quel tempo.
La visita del Trullo Sovrano
Apriamo la
porticina d’accesso. Entriamo in una grande stanza: libri sulla Puglia e la sua
tradizione occupano il tavolino centrale
e gli scaffali lungo il muro, a disposizione di chi volesse acquistarli.
Tra loro spicca una porta alla parete: è l’uscio originale del trullo, che ha
ben 300 anni ed è ancora perfettamente funzionante.
Le pietre a
vista sui muri disegnano archetti che
sembrano decorazioni, ma in realtà sono molto di più: sono gli elementi che
permettono al trullo di stare in piedi.
Il trullo è
una struttura autoportante ed è costruito in modo da poter scaricare la forza
lungo i muri portanti senza necessità di malta (anche se questo è uno dei primi
esempi in cui è stata utilizzata). Essendo così grande, il Trullo Sovrano aveva
bisogno di una struttura importante e il facoltoso arcivescovo poteva
permettersi di reperire i materiali e gli artigiani migliori per il suo
progetto.
Adesso le
pietre sono a vista per far apprezzare a noi visitatori la maestria con cui
venivano costruiti i trulli, ma quando era abitato i muri erano coperti di
calce bianca, che aiutava a diffondere la luce all’interno e a disinfettare
l’ambiente.
La nostra
visita del Trullo Sovrano inizia da qui.
La camera da letto patronale
Adesso
diremmo che si trova in una posizione inusuale, ma per il tempo a cui risale il
trullo era del tutto normale avere la camera da letto accanto all’entrata,
perché dava un vantaggio in termini di sicurezza.
Nella stanza
c’è una fessura che dà direttamente fuori, davanti alla porta d’entrata. È la
“saiettèr”. I benestanti usavano questa apertura per spaventare gli eventuali
malintenzionati con una fucilata. Qui si trova proprio davanti al letto e quando
non veniva utilizzato, era chiuso con un cono di legno, altrimenti sai che
spifferi…?
Sbircia
tranquillamente tra gli antichi arredi di questa camera da letto, esamina i
pizzi della camicia da notte appesa davanti alla finestra, ma ricorda che i
padroni di casa sono ancora lì, nelle loro cornici che ti guardano dall’alto
sul muro.
Sentendoci
ancora osservati, attraversiamo la porticina per uscire dalla camera e cambiare
completamente ambiente.
La cucina della servitù
In origine
in questa stanza c’era un grande forno e per grande intendo che occupava metà
stanza. Veniva caricato di legna da una finestrella esterna e dava da lavorare
anche al vicinato: giusto per darti l’idea di quanta gente fosse necessaria per
farlo funzionare.
Quando per
il paese si diffusero i forni, questo, che era esageratamente grande e costoso
da alimentare e mantenere, venne dismesso e di lui adesso restano solo le canne
fumarie all’esterno del trullo.
Oggi al suo
posto vediamo una madia per la produzione e conservazione del pane con padelle,
assi per il bucato, setacci e altri utensili che anche noi oggi abbiamo nelle
nostre cucine, o meglio, i loro cugini più recenti.
La parte antica
La parte più
antica del trullo è anche la più grande. Siamo dentro un trullo gemello, cioè
con due volte all’interno, ma sotto uno stesso cono. Questa è la parte del
complesso che risale al 1600.
Qui avvenivano le attività di socializzazione e c’è un elemento che ce lo dice, il camino. E già ti sento chiederti perché il camino. Non serviva a riscaldare la stanza? Certo, ma se all’interno della struttura ci trovo una panca in pietra, io già mi immagino la gente seduta lì al calduccio a chiacchierare amabilmente!
Il giardino
Percorriamo
la stanza arredata con bauli e giare per uscire nel giardino sul retro. La luce
del sole, il verde del prato e della siepe, l’azzurro del cielo contro cui si
stagliano i coni del trullo e il rosso dei gerani sullo sfondo bianco dei muri.
Tutto è in perfetta armonia.
Qui c’è
un’altra particolarità del Trullo Sovrano: la cisterna esterna. In genere la
cisterna per la raccolta dell’acqua si trova al di sotto della costruzione.
Qui, invece, si trova nel giardino proprio perché ci sono più cupole e
canalette che convogliano in questo unico punto.
Sul prato,
un po’ in disparte, c’è un casottino. La domanda sorge spontanea: cosa c’era
lì? Ecco, il bagno, un elemento che ci fa capire che gli abitanti del trullo
erano benestanti e potevano addirittura permettersi il lusso di un bagno,
mentre gli altri si dovevano accontentare del vaso da notte.
Sul prato
sono stati sistemati dei tavolini e degli ombrelloni da giardino e i visitatori
possono sedersi qui e degustare un calice di vino locale nella tranquillità di
questo angolo verde privato. Se vogliono approfittarne, possono anche acquistare
alcuni prodotti locali e sfiziosi da portare a casa e provare, come i taralli o
le orecchiette al vino primitivo.
Ora passiamo
sotto un romantico pergolato per rientrare nel trullo, ma non da dove siamo
usciti.
La cucina patronale
Rientriamo
dalla cucina patronale, che a differenza di quella della servitù, gode
dell’accesso diretto al giardino. Se nell’altra cucina avevamo visto gli
utensili utilizzati in passato, qui c’è una celebrazione della cucina locale e
della dieta mediterranea.
Ciotole di
legumi, pasta e cereali imbandiscono la tavola e raccontano di un’alimentazione
una volta considerata povera, per coloro che non potevano permettersi cibi più
costosi come la carne. Oggi invece è riconosciuta come una delle più salutari,
ricche di nutrimento e ricercate.
Da qui
ritorniamo nella sala da cui è cominciata la nostra visita e andiamo a scoprire
qualcosa che c’è solo in questo trullo.
Il primo piano
Se c’è una
cosa che potrai vedere unicamente nel Trullo Sovrano è la scala in muratura.
Come ti ho detto all’inizio del post, i trulli di solito hanno un soppalco con
una scala in legno. Invece nel Trullo Sovrano hanno sfruttato lo spessore
importante dei muri portanti per ricavarne all’interno una lunga scala, pratica
e comoda per salire al primo piano.
Inizialmente
le due stanze superiori erano adibite a sala degli ospiti, ma quella zona di
inverno è molto fredda e di estate molto calda, quindi poco “ospitale”. Per
questo motivo venne poi usata come sala da tessitura, come testimonia il grande
telaio che campeggia nel bel mezzo dell’ambiente.
Nella
stanzetta accanto una culla e dei giochi per bambini ci raccontano che mentre
la mamma tesseva i bimbi potevano starle vicino a giocare. Quando sei qui ti consiglio
di dare un’occhiata dalla finestrella e di goderti questa vista privilegiata
sulle vie di Alberobello.
Prima di
lasciare la stanza, fai attenzione a una grata sul pavimento che dà in un vano
sottostante. Se guardi bene, noterai che ci sono delle monetine dentro. Una
volta fungeva da deposito per il grano. Si racconta che nel 1862 Giuseppe
Sumerano vi lanciò dentro delle monete prima della semina come segno di buon
auspicio e il raccolto fu ottimo. Adesso anche i visitatori lanciano una
monetina in questo vecchio pozzo con la speranza che la sorte arrida loro, come è
successo al proprietario del trullo.
La nostra
visita termina qui. Da pugliese pensavo di conoscere bene i trulli e invece
ancora una volta devo ammettere che non si conosce mai abbastanza la propria
terra e le sue tipicità. Ho sempre visto il Trullo Sovrano dall’esterno, ma non
mi sono mai avvicinata abbastanza da permettergli di raccontarsi, fino ad ora.
Se ti trovi
ad Alberobello, non ti fermare solo al quartiere monumentale, avventurati nella
parte nord della città, dove le strade sono più tranquille, meno trafficate e
ascolta le storie che il Trullo Sovrano sarà lieto di narrarti.
Il Trullo
Sovrano è aperto tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 18,30
e il costo del biglietto è di 2,00 euro. Per ulteriori informazioni e per prenotare una visita puoi consultare il sito web.
Ringrazio
Pier Giorgio Francavilla e lo staff del Trullo Sovrano per avermi ospitata e
accompagnata in questo viaggio nel tempo e nella tradizione di uno dei simboli
della Puglia più conosciuti nel mondo.
Commenti
Posta un commento
Feel free to leave a comment!
I would be glad to know your opinion! ;)
Thank you! :)