Le origini della taranta, come da rituale terapeutico è diventata una danza tradizionale e un simbolo della Puglia e del sud Italia
In Puglia, soprattutto in estate, è facile trovare eventi in cui l’attrazione di punta è un concerto di musica popolare, suonata con tamburello, violino, fisarmonica e danzatori che ballano al ritmo cadenzato di melodie tradizionali (un esempio fra tutti è il Notte della Taranta a Melpignano).
Mi è capitato spesso di assistere a uno di questi eventi: gli artisti sul palco e il pubblico in piedi di fronte. Raramente ci sono sedie e il motivo è semplice: non è possibile non lasciarsi trascinare dal ritmo cadenzato della musica e ti ritrovi, senza neanche accorgertene, a muoverti a tempo di tarantella.
La taranta è diventata l’emblema della tradizione meridionale italiana, ma sai da dove questo ballo abbia origine? Io lo sapevo solo per sommi capi, quindi mi sono lanciata nella ricerca di informazioni, per saperne un po’ di più di questa tradizione.
In questo post voglio raccontarti del fenomeno del tarantismo, dell’origine della pizzica, del rito che ne era alla base e di qualche curiosità riguardo questo ballo.
Cos’è il tarantismo
Chi era il tarantolato
Si dice che una persona morsa o pizzicata dalla tarantola, o anche detta taranta, cadesse in uno stato di “possessione” causato dal veleno di questo ragno. L’unico modo per liberarsene era ballare eliminandolo attraverso il sudore.
In realtà, per tradizione si parla di un ragno, ma sembra che si tratti di una rappresentazione comune per un’entità non ben delineata. Questi fenomeni si presentavano principalmente durante i mesi estivi, che al sud corrispondono con il periodo della mietitura, e i soggetti colpiti erano per lo più donne.
Una volta pizzicato, il tarantolato assumeva degli atteggiamenti differenti a seconda della “categoria” di taranta: c’erano quelle erotiche, per cui il/la poverino/a aveva degli atteggiamenti e della movenze lascive, quelle canterine, in cui si sentiva l’impulso irrefrenabile di cantare, quelle tempestose, caratterizzate da potenza guerriera e quelle triste e mute, determinate da stati depressivi.
Inutile dire che quando una famiglia scopriva che un suo componente era stato
colpito dalla tarantola, questa era considerata una vergogna, una maledizione,
perché, oltre al dispiacere per il proprio caro, dovevano essere sopportate le
spese per il rituale curativo, che probabilmente si sarebbe ripetuto anche
negli anni avvenire. Sembra infatti che la condizione di tarantato, anche una
volta “guariti”, si ripresentasse ciclicamente, come se il ragno avesse
lasciato un’impronta nel malcapitato. È facile capire quanto potesse essere
oneroso per una famiglia di contadini dover gestire questa sfortuna.
Come si veniva liberati con il ballo
Durante le mie ricerche ho trovato online alcune tracce del lavoro dell’antropologo Ernesto De Martino, che negli anni ’50 fece delle ricerche sul fenomeno del tarantismo e ne documento il rituale.
Dal suo lavoro si deduce che dovevano esserci due fasi: uno a terra e uno in piedi. Inizialmente i suonatori cominciavano a suonare differenti melodie per trovare quella a cui la taranta reagiva, perché ogni taranta veniva richiamata solo da un particolare ritmo e quello andava trovato.
Quando la musica giusta era stata individuata, il tarantolato cominciava a muoversi, contorcersi, rotolare stimolato dai ritmi musicali. Una volta agganciato e in uno stato di trance, il tarantolato si alzava e con la danza cercava di reagire al “veleno”.
Curiosità: il tipico passo della
taranta, in cui si batte il piede a ritmo, mima il voler schiacciare il ragno.
Questo rituale poteva durare anche più giorni. Insomma, una cosa estenuante per
tutte le parti coinvolte.
Se sei curioso di vedere
come fosse praticamente questo rito, online trovi un estratto del documentario di De Martino.
Il declino del rito
Con l’avvento della neurologia la spiegazione degli stati delle vittime delle tarante sono stati attribuiti a condizioni di frustrazione manifestati con la possessione oppure, dato il periodo in cui si presentavano, causato dalle condizioni climatiche sopportate dai contadini.
Una cosa è certa:
il problema del pizzico della taranta è andato via via scemando trasformandosi credenza popolare e la danza, con la
quale le tarantate si liberavano dal malessere, ha acquisito il titolo di ballo tradizionale.
Il tarantismo oggi
Oggi nessuno parla più di gente pizzicata da ragni o di possessione e quelle melodie tanto caratteristiche non vengono più suonate con lo scopo di curare. Tutto ha acquisito un carattere più spettacolare. La tarantella richiama una tradizione pugliese e il suo passato terapeutico è stato quasi messo da parte.
Ogni evento in cui ci sia la pizzica, soprattutto in estate, vede il coinvolgimento di tutti nel ballo, in un’atmosfera gioiosa e festaiola.
Questo però non deve farci pensare che l’origine del ballo sia stata dimenticata, anzi. Sebbene adesso la taranta sia associata a momenti di divertimento, gli esperti ci tengono a far conoscere la sua origine, quel passato in cui dover chiamare i suonatori voleva dire essere stati colpiti da una disgrazia.
Oggi il tarantismo ha trovato la sua evoluzione in questa forma di sfrenata, ma pur sempre controllata, allegria. Chi conosce la taranta, però, guarda sempre con un occhio al passato, alla sua origine e alla sua tradizione e, perché no, può lanciarsi nel ballo per liberarsi dal “veleno” dei nostri giorni e dallo stress della vita quotidiana.
Hai mai partecipato a
un evento dedicato alla taranta? E l’hai mai ballata?
Davvero molto curiosa come origine, non immaginavo davvero che il ballo della taranta potesse aver avuto origini terapeutiche in passato. Di certo la musica così come il ballo hanno il potere di risollevare l'umore anche ai giorni nostri.
RispondiEliminaRoberta, è indubbio il potere della musica come cura. Non a caso esiste la musicoterapia. La cosa bella è che da essere qualcosa che rappresentava una disgrazia ora è occasione di divertimento. Il suo scopo l'ha mantenuto: risolleva l'animo!
EliminaMi piace molto la taranta e conosco bene gli eventi che si svolgono in Puglia in estate. Ho proprio voglia di andare appena tutto ritorna alla normalità per assistere a questo festival della Taranta
RispondiEliminaLucia, speriamo di poter tornare presto a ballare tutti insieme al ritmo di taranta!
EliminaPensa che sul fenomeno feci un esame di antropologia culturale, davvero interessante.
RispondiEliminaFantastico! Immagino quanto deve essere stato interessante! A un certo punto io facevo fatica a smettere di fare ricerche e mettermi a scrivere il post :D
EliminaChi è che non conosce la taranta? Mi piace come musica, ha un suono allegro e che ti trasmette voglia di ballare anche se non lo sai fare ahahah Belli gli eventi estivi pugliesi dove si balla. - Paolo
RispondiEliminaPaolo, è impossibile rimanere fermi con quel ritmo XD durante gli eventi non è importante saper ballare, ma divertirsi! ;)
EliminaLa storia dietro la "taranta" è davvero un patrimonio culturale incredibile e gli eventi che in Puglia si possono gustare al riguardo sono un tuffo nella storia... mi mancano molto!
RispondiEliminaCristina, ti capisco: mancano molto anche a me!
EliminaMio marito è pugliese e conosco bene la storia delle Taranta che trovo affascinantissima, andrebbe fatta studiare a scuola come storia di una tradizione che lega musica, ballo, storia, leggende. Davvero unica! Ed è bello che grazie a grossi eventi come la Notte della Taranta sia diventata famosa e più conosciuta...
RispondiEliminaSono d'accordo con te! Conoscere le proprie tradizioni aiuta a conoscere meglio sé stessi!
EliminaLa letteratura sul tarantismo racconta di storie individuali, quelle delle tarantolate, costellate non solamente da problemi post-traumatici, ma anche da questioni più tradizionalmente nevrotiche (come sensi di colpa arrivati a divenire sindrome isterica, vissuti di indegnità, conflitti di coscienza maturati in seno a una cultura patriarcale, maschilista e sostanzialmente retrograda, animata da credenze pagane e superstizioni antiche e difficili a morire): in questo caso il ballo, la cura, aveva sempre la funzione di “espettorare” il male per via di un rito eseguito all’interno di una comunità coesa. È ipotizzabile che il rituale fosse messo in atto al di là di quale fosse la causa prima del “disturbo” della donna colpita dal morso, per il quale veniva dunque messo in campo lo strumento “corporeo”, laddove gli “altri guaritori” (medico e prete, sostanzialmente) avevano fallito.
RispondiEliminaInfatti Marlene. La tarantola a cui veniva data la colpa del malessere alla fine ha acquisito una valenza più rappresentativa di altri malesseri, che non trovando via di espressione, si manifestavano in questa maniera.
EliminaCredo che in fondo tutti i tipi di musica abbiano un profondo effetto sulla psicologia. Ora anche la storia e le tradizioni lo confermano!
RispondiEliminaVerissimo! Ti dirò, ci sono anche altri riti tradizionali nel mondo, che mettono alla base della cura la musica e la danza. E' una conoscenza che attraverso tempo e spazio!
RispondiEliminaIo ho visto la notte della Taranta a Taranto, anni fa. Uno spettacolo davvero unico tra i ballerini che danzavano a ritmo e le musiche che trasportavano tutti
RispondiEliminaEh sì, è uno spettacolo che riesce a coinvolgere davvero tutti!
EliminaAmmetto di essere una pessima ballerina, quindi no. Non ho mai partecipato ad un evento simile. Ma mi é piaciuto leggere e scoprire la storia di questo ballo molto caratteristico.
RispondiEliminaMaria Claudia, se ti dovesse capitare di partecipare a un evento, non ti preoccupare e lasciati trasportare dalla musica. E' un'esperienza che vale la pena di provare almeno una volta nella vita ;)
EliminaNon pensavo che dietro un ballo della tradizione si nascondessero tanti simboli, significati e rituali. Grazie per questa lettura ricca e piacevole!
RispondiEliminaLe tradizioni nascondono sempre dei simboli ed è per questo che io ne sono sempre tanto attratta. Sono contenta che il post ti sia piaciuto!
EliminaDa pugliese mi piace moltissimo la taranta e mi diverte ballarla anche se non sono molto brava. Tuttavia devo ammettere che non sapevo del pellegrinaggio alla cappella di San Paolo, a Galatina. È una curiosità in più che mi ha fatto apprezzare ancora di più questa tradizione.
RispondiEliminaMaria Domenica
Maria Domenica, anche io l'ho scoperto solo di recente, proprio mentre mi documentavo per scrivere questo post. A un certo punto mi sono dovuta imporre di fermarmi nelle ricerche e scrivere XD
EliminaMi è piaciuto tantissimo quest'articolo, la forza catartica e creatrice della musica esce con grande potenza dalle tue parole! Mi ha fatto anche riflettere sulle condizioni di vita dei più, che sono state difficilissime ed immutabili per secoli fino ad arrivare fino alla generazione prima della nostra, ed alla nostra grande fortuna. Gran bell'articolo
RispondiEliminaGrazie Elena! Il tuo commento mi ha fatto commuovere! Era proprio quello che volevo trasmettere con questo articolo!
EliminaMi raccontarono questa storia proprio in Puglia dei nostri amici e ne rimasi affascinata anche perché poi ho potuto assistere poi al tradizionale ballo nelle vie del paese.
RispondiEliminaChe bello, Manuela! Hai fatto una vera e propria immersione in questa tradizione pugliese!
EliminaSono stata in Puglia due volte e mi avevo spiegato la storia della Taranta! Penso sia una di quelle tradizioni che debba essere fatta conoscere di più!
RispondiEliminaSono d'accordo! Per fortuna ci sono molte associazioni che stanno lavorando proprio per portare l'attenzione su questa tradizione con eventi e spettacoli.
EliminaMi ha sempre affascinata la taranta, sin da quando sono arrivata in Puglia. Una danza tradizionale meravigliosa. Devo ammettere che alcune cose però non le sapevo, un'articolo davvero interessante e approfondito.
RispondiEliminaSono contenta che ti sia piaciuto e ti sia stato utile per conoscere un po' meglio questa tradizione!
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