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I tesori di Palermo: la Cappella Palatina

Interno della Cappella Palatina in Palazzo dei Normanni a Palermo


Ho più volte parlato su questo blog della Sicilia e di quanto mi affascini la sua anima sospesa tra l’Oriente e l’Occidente, per esempio quando ti ho parlato della Cattedrale di Palermo o quando ti ho suggerito un itinerario per il capoluogo siculo. Adesso ti voglio parlare di un’altra bellezza di Palermo, che racconta ancora una volta il legame di questa terra con la cultura orientale. Sto parlando di un piccolo (ma neanche tanto) tesoro, nascosto (in bella vista, direi) all’interno del Palazzo Reale: la Cappella Palatina.

La Cappella Palatina venne fatta costruire dal re Ruggero II d’Altavilla, il quale voleva certamente una chiesa sfarzosa per il Palazzo, ma come ti dirò tra poco, quello non era il suo unico scopo.


Entro in Palazzo dei Normanni e salgo la scalinata fino al primo piano. Il loggiato sulla quale arrivo gira tutto intorno a un cortile interno. Vorrei poter dire che mi sono presa il tempo necessario per ammirare ciò che mi circondava, per dare la giusta attenzione ai mosaici che adornano le pareti del loggiato, ma mentirei: non sono l’unica a voler visitare la Cappella (in fin dei conti è una delle bellezze italiane più conosciute) e quando c’è tanta gente diventa difficile concentrarsi sui dettagli del luogo in cui ci si trova, bisogna muoversi, non intralciare, far sì che non si creino ingorghi così che tutti possano serenamente entrare: in queste situazioni ci si sente un po’ come “trasportati dalla corrente”, che nel caso specifico è umana, ma pur sempre corrente è. La Cappella non dista molto: è su questo piano, qualche passo e sono davanti alla sua porta, un’entrata normalissima (sempre considerando i canoni di un Palazzo Reale). La attraverso e una luce calda e soffusa mi avvolge. Sento gli occhi spalancarsi sempre più alla vista dorata dell’interno della Cappella, un po’ come succede ai personaggi dei cartoni animati quando vedono qualcosa di meraviglioso.

Loggiato di Palazzo dei Normanni a Palermo


Tre navate, divise da due file di colonne, custodiscono un grande mosaico: sulle pareti sono raffigurate le scene della Genesi e della vita dei santi Pietro e Paolo, a cui la Cappella è dedicata; nella cupola dell’abside un gigantesco Cristo incombe con il suo sguardo profondo. Ciò che sorprende è che, pur trattandosi di mosaici, sembra di guardare degli affreschi, tanto è dettagliato e preciso il lavoro fatto. Abbassando di tanto in tanto gli occhi per evitare ti scontrarmi con qualche altro turista, cammino lungo le navate e leggo le storie raccontate come se le pareti fossero le pagine di un libro; finita la navata, chiudo un libro e ne apro un altro passando al lato opposto della Cappella. Gli ori, le piante, gli uccelli variopinti, i santi dalle barbe lunghe e le tonache drappeggiate mi trasportano in un luogo lontano, non precisamente localizzato, ma certamente un po’ più a est.

Mosaici sulle pareti della Cappella Palatina di Palermo

Mosaici sulle pareti della Cappella Palatina di Palermo


La Cappella, però, non era soltanto destinata alle funzioni religiose: pare che fosse anche una sala di rappresentanza. Ruggero aveva trovato un modo brillante per esaltare il suo potere in una terra influenzata da diverse culture e l’aveva fatto tramite l’arte. Prima di tutto aveva chiamato artisti greci, arabi ed europei per la costruzione e decorazione della Cappella, così da fondere in un unico spazio Oriente e Occidente da un punto di vista artistico. Inoltre c’è un dettaglio nelle decorazioni, che lascia intendere che lo scopo della chiesa non fosse solo religioso: quando vengono rappresentate le vite dei santi, generalmente queste terminano con la morte del protagonista. Qui no, anzi, i cicli terminano con gli episodi più significativi relativi ai santi Pietro e Paolo. Perché? Il motivo si nasconde nel messaggio che quelle rappresentazioni volevano trasmettere: non era quello di mettere in evidenza la vita dei santi nella loro completezza, ma di sottolineare le vittorie terrene del re cristiano. Tutta la Cappella Palatina è un esplicito messaggio del potere del re e della grandezza del suo regno collocato geograficamente e culturalmente tra Oriente e Occidente e il re era il punto d’incontro tra queste culture tanto diverse, di cui lui padroneggiava lingua, arte e usanze. Immagina poi di stare al cospetto del re e di vedere alle sue spalle quel Cristo che ti scruta: sfido chiunque a non sentirsi un povero esserino piccolo piccolo!

Cristo nell'abside della Cappella Palatina a Palermo


In ogni caso qui c’è un’atmosfera che invita a soffermarsi, a concedersi quel famoso tempo di cui ti parlavo prima, anche se c’è gente intorno a te. Non ti senti più “trascinato dalla corrente”, perché è come se quella corrente non ci fosse più, annullata dalla bellezza di quest’opera d’arte.

Mosaico nel loggiato di Palazzo dei Normanni a Palermo


Esco dalla Cappella. Adesso sento gli occhi che fanno uno sforzo per riadattarsi alla luce naturale, dopo tutto quell’oro e quell’atmosfera soffusa. Non dirò che sembra di tornare alla normalità, perché sono pur sempre nel Palazzo Reale circondata da mosaici variopinti e questa non è certo la normalità; sembra, invece, di attraversare un passaggio tra due mondi, un di qua e un di là, una sensazione che a Palermo, in particolare, ti prende e ti accompagna per tutta la città.

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