Un piccolo viaggio nel tempo nella tradizione della maiolica di Laterza. Visitiamo il Museo della Maiolica (MuMa) e conosciamo la storia di questa preziosa produzione pugliese.
A cosa pensi se ti parlo di artigianato pugliese? Va bene alle ceramiche di Grottaglie, ma
sapevi che la Puglia si è distinta anche per un’altra produzione apprezzata in
tutto il mondo? Sì, sempre in provincia di Taranto, nel comune di Laterza, i mastri ceramisti erano
specializzati nella produzione delle maioliche.
Le maioliche di
Laterza hanno avuto uno sviluppo massimo nel XVII, XVIII e XIX secolo, per
poi, purtroppo, lentamente svanire a
causa della sempre minore richiesta di questi oggetti dalle decorazioni
baroccheggianti. Oggi il patrimonio laertino è stato rivalutato e valorizzato
grazie alla volontà di Riccardo Tondolo
di recuperare i pezzi sparsi in tutto il mondo e oggi sono conservati al Museo delle Maioliche di Laterza, il MuMa. Sarò sincera e dichiarerò la mia
ignoranza rispetto all’esistenza di questa tradizione artigianale e appena sono
venuta a conoscenza della presenza di un museo, che ne conservava viva la
memoria, ho prenotato una visita.
Cosa sono le maioliche?
La maiolica è un tipo
di lavorazione della ceramica rivestita in smalto stannifero, cioè che contiene
dello stagno. Da buona pugliese, curiosa delle proprie tradizioni, la prima
cosa che mi sono chiesta è stata cosa le rendesse diverse dalle ceramiche di
Grottaglie (decorazioni a parte, ovviamente). La differenza sta nella qualità:
la ceramica era destinata al popolo; le maioliche erano più sottili, pregiate,
costose e quindi concepite per ricchi e nobili. Gli esempi di maioliche di Laterza che si trovano al MuMa infatti sono per lo più piatti
ornamentali, acquasantiere, tutti riccamente decorati e dall’evidente
raffinatezza.
Le maioliche del MuMa
La nostra guida, Nicola, ci accompagna attraverso il cortile
del Palazzo Marchesale, lungo una scalinata per arrivare alla sala dedicata
all’esposizione. Le maioliche di Laterza si sono distinte nel mondo
specialmente per le proprie decorazioni
turchesi su sfondo bianco. Si pensa che la scelta di questo colore e il suo
quasi esclusivo utilizzo richiamassero il sangue blu dei nobili committenti. Ci
soffermiamo sui primi grandi piatti ornamentali: le scene rappresentate mostrano
ambientazioni cavalleresche, con paesaggi fiabeschi. Il piatto che ho davanti,
infatti, presenta un momento tratto da L’Orlando
Furioso. L’occhio però è rapito da qualcosa di ben più lavorato, la tesa di questi piatti: un intricato ricamo
dalle tonalità blu composto da elementi geometrici, volute e fiori, ma non
fiori qualsiasi, bensì quelli appartenenti alla flora locale, quindi peonie, orchidee, margherite.
I reperti conservati nel MuMa vanno dal XVII al XIX secolo,
periodo d’oro della maiolica di Laterza. Giro per le teche e non vedo solo dei
begli oggetti, ma uno spaccato del tempo in cui piatti, albarelli (recipienti
in cui conservare erbe mediche. Forse in qualche farmacia ne hai visto qualcuno
come elemento decorativo), contenitori dalle forme stravaganti e piatti
raffiguranti persone, una sorta di piccoli ritratti. Ecco brocche a forma di
pesce, dame che dai piatti ricambiano il mio sguardo, bacinelle a forma di
conchiglia che il Marchese di Laterza usava per la toeletta.
Una teca in particolare spicca tra le altre: i bordini dei
piatti diventano gialli, le figure più orientaleggianti, compare anche una
teiera con una tazzina da tè. Sono gli oggetti che risalgono al momento in cui
comincia a diffondersi il gusto orientale e anche i ceramisti laertini si
adeguarono alle richieste del tempo.
Poi arriva una vetrina che, più delle altre, desta la mia
curiosità. All’interno ospita dei recipienti a forma di libro: degli scaldamani,
dice Nicola. Venivano riempiti con acqua calda e poi semplicemente tenuti in
mano. Sarà forse perché io soffro tantissimo ogni inverno per le mani gelide
che questi oggetti mi hanno naturalmente attratta sin da subito.
Infine, dulcis in fundo, la teca che custodisce dei tesori
per tutta la comunità di Laterza: quella che conserva gli originali di alcuni
elementi che in origine si trovano nella cripta della Mater Domini, nel
santuario del paese. Si tratta di due teste con corpo panciuto decorato da rombi
verdi, che rappresenterebbero delle scaglie di drago. Nella cripta del
santuario le loro copie si trovano ai lati dell’affresco della Mater Domini a
farle da guardia, per proteggerlo dal male e dalle sventure. Nella stessa teca c’è
anche un quadretto che negli anni ’70 venne rubato. Oggi è stato recuperato ed
è conservato al sicuro nel museo. Anche di questo c’è una copia all’interno
della cripta della Mater Domini.
Le maioliche di Laterza oggi
Oggi la produzione di maioliche a Laterza sta ritornando in
auge, sebbene i laboratori di ceramisti siano ancora pochi per un luogo con una
tradizione così antica e pregiata. Un pezzo nel museo celebra la nuova
generazione di ceramisti: un piatto fonde i motivi decorativi della tradizione
con soggetti attuali, che denunciano i mali della società moderna e della
nostra terra, come ad esempio l’ex-Ilva di Taranto. Trovare un oggetto recente
tra tanti di secoli passati è stato come vedere un ponte tra passato e
presente, come se i ceramisti che hanno fatto la storia delle maioliche di
Laterza passassero il testimone ai loro eredi moderni.
Perché visitare il museo?
Il MuMa è la testimonianza di una tradizione artigianale
pregiata in Puglia, al momento sorpassata dalle più conosciute ceramiche di
Grottaglie. Dico sempre che le tradizioni parlano del popolo che abita un
determinato luogo, della storia, dell’ economia e, come in questo caso, del
gusto estetico che lo hanno caratterizzato. Visitare il Museo delle Maioliche
significa immergersi nel periodo del Marchese di Laterza, è un piccolo viaggio
nel tempo e nella società nobiliare dell’epoca.
Informazioni utili
Il Museo delle Maioliche si trova nel Palazzo Marchesale di
Laterza, in Piazza Plebiscito ed è visitabile tutti i giorni, tranne il lunedì,
dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 19,00.
Il prezzo del biglietto è di € 3,00
Ti consiglio vivamente di prenotare una visita guidata, per
cui c’è un piccolo supplemento sul biglietto, scrivendo all’indirizzo chiavedivoltacoop@gmail.com oppure chiamando al numero 333 57 26 138.
Ora, dimmi, a cosa pensi se ti parlo di artigianato pugliese?
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