Ci abbiamo creduto tutti da bambini. Prima o poi, lasciando l’infanzia, abbiamo anche
abbandonato questa figura. Ogni volta che viene Natale, però, quel bimbo
interiore si risveglia, quasi a riportarci indietro nel tempo, a quando il nostro
principale pensiero era quello di scrivere l’importante letterina e piazzarla
tra i rami dell’albero con un certo anticipo: bisognava dare a Babbo Natale il tempo di trovare tutti
i regali! Infine arrivava la notte di Natale. L’organizzazione sfiorava il
professionale: una sedia, un vassoio, un cucchiaino, un piattino con due o tre
cartellate e un bicchiere di latte. Lì accanto i disegni miei e di mio
fratello, le nostre opere d’arte, con spazio apposito per un eventuale
messaggio di ringraziamento del Babbo. Posso solo immaginare cosa pensassero i
miei genitori, sapendo che la mattina dopo i loro figlioli avrebbero analizzato
a fondo la “scena del delitto” alla ricerca di prove dell’esistenza di Babbo
Natale… finché mio padre non venne tradito dalla sua stessa calligrafia.
La voglia di capire chi fosse Babbo Natale però non è
scemata e ha trovato sfogo nell’interesse per il folklore. Come spesso accade
le radici dei miti affondano nel passato. Ad esempio, come accennato nel
precedente post, i Romani durante i Saturnali usavano scambiarsi dei doni: qui
la figura mitica era impersonata da Saturno.
Nella mitologia germanica invece era Odino
a dispensare regali. I doni allora venivano scambiati il giorno del 6 dicembre.
Nel mondo cristiano
sappiamo che Babbo Natale trova le sue origini in San Nicola, colui che è il protettore dei bambini e dispensatore di
doni. Due leggende del 1200 spiegherebbero
perché proprio il vescovo di Mira venne eletto a tale ruolo. La prima e
forse la più famosa narra che il giovane vescovo salvò tre ragazze dalla
prostituzione e fece recapitare al loro padre tre sacchi d’oro. Quest’ultimo
dunque avrebbe avuto la possibilità di sfuggire alla povertà e dare una dote
alle proprie figlie. La seconda leggende vede San Nicola entrare in una locanda
il cui proprietario aveva ucciso tre ragazzi, li aveva fatti a pezzi, messi
sotto sale e serviti ai suoi clienti. Miracolosamente il Nostro resuscitò le
povere vittime.
I bambini di tutto il mondo sanno che Babbo Natale premia i bambini buoni, ma punisce quelli cattivi. Così era anche per San Nicola. La sua figura infatti, così come siamo abituati a immaginarlo, era, sì, benevola, ma aveva la capacità di intimorire i bimbi più discoli. Lo stesso valeva per l’aspetto dei precedenti Saturno e Odino, i quali venivano rappresentati anch’essi come uomini attempati con una lunga barba.
Nel Cinquecento, con la Riforma
protestante, in buona parte dell’Europa del nord venne abolito il culto dei
santi. Un bell’impiccio per coloro che ogni Natale fino a quel momento si erano
affidati a San Nicola. Il compito di portare i doni ai piccoli passò a Gesù
Bambino e lo scambio dei regali non avvenne più il 6 ma il 25 dicembre. C’era
un problema però: il piccolo Gesù avrebbe potuto portare solo una quantità
limitata di doni e soprattutto non poteva certo minacciare i bimbi cattivi.
Aveva bisogno di un aiutante! L’immagine di San Nicola venne ripresa per dare
vita a Ru-Klaus, Aschenklas o Pelznickel,
che nel mondo germanico nascevano come creature a metà tra il demone e il
folletto in grado di svolgere l’ingrato compito di punire chi si era comportato
male.
Queste leggende e questi personaggi approdarono anche in
America con gli immigrati nordeuropei, i quali, affezionati a San Nicola,
continuarono a celebrarlo. Il nome che utilizzavano era Sinterklaas, da cui Santa Claus. Ad ogni modo non fu allora che il
personaggio di Babbo Natale prese piede, anzi. Il puritano New England tendeva
a non vedere di buon occhio le celebrazioni natalizie.
Fu nell’Ottocento che gli scrittori si impegnarono a
rendere il Natale una festa di famiglia. Ripresero così la leggenda di San
Nicola. Nacquero opere come The Children’s Friend, in cui c’è la
prima vera apparizione di Santa Claus associato al Natale, però senza
caratteristiche religiose. In questa versione lo vediamo su un carro trainato
da una sola renna, porta i doni ai bambini buoni e punisce quelli cattivi.
Nel 1822 Clement Clark Moore scrisse A Visit From St. Nicholas,
dove il carro è diventato una slitta e a quell’unica renna se ne sono aggiunte
ben sette.
Non conosciamo bene l’aspetto di Santa Claus finché Thomas Nast non ne illustra le
fattezze. Ecco che incontriamo l’omone corpulento con la lunga barba bianca che
parte dal Polo Nord per il suo giro notturno.
Infine Babbo Natale ritorna in Europa. La sua immagine,
ormai standardizzata, viene utilizzata dalla Coca-Cola per le sue pubblicità e
anche noi europei impariamo a riconoscere questo simpatico signore come colui
che porta i doni a chi è stato buono.
Un viaggio nella storia davvero interessante. Ho letto affascinata come da un fiaba. Un bell'ingresso nel periodo natalizio. Buona serata. Ciao
RispondiEliminaTra monti, mari e gravine
Un bel frammento sulla storia di Babbo Nachele (tanto per citare Nightmare Before Christmas). Un consiglio che posso darti è quello di recuperare il film Finlandese/Norvegese "Trasporto Eccezionale - Un racconto di Natale". Citando Wikipedia "Il film è basato su miti precristiani del Nord Europa relativi alla figura di Babbo Natale". C'è giusto una puntina di horror in questo film per un Babbo Natale leggermente diverso da come lo conosciamo noi.
RispondiEliminaPer il resto, come al solito, complimenti per gli articoli gustosi del blog. Mi dispiace solo essere arrivato a leggere questo pezzo a Natale inoltrato. Ma come dicono alla BBC, meglio Tardis che mai!