Durante il mese di novembre mi è capitato, sfogliando una
delle guide di Taranto che ho in casa, di imbattermi in un trafiletto che
parlava del progetto di gestione condivisa e partecipata Domus Armenorum, il
quale si poneva come obiettivo la gestione, appunto, di un bene culturale della
città vecchia di Taranto per evitarne l’abbandono. Il bene in questione è la
chiesa di S. Andrea degli Armeni in Piazza Monteoliveto. La guida dice che per
visitare la chiesa è sufficiente chiedere agli abitanti della piazza.
Ho trovato questa iniziativa subito molto interessante, anche
perché si occupa di una delle città che frequento maggiormente e che vorrei
vedere prosperare anche turisticamente, perciò, senza pensarci due volte, ho
scritto a Domus Armenorum perché mi parlassero di questa iniziativa,
permettendomi così di scriverne qui sul blog. L’appuntamento con il
responsabile, Giovanni Berardi, era fissato e ci siamo incontrati, giustamente,
nella chiesa oggetto del progetto.
Ad accogliermi ci sono Giovanni e Corrado Sferra, uno dei
tesori di questa città, fonte inesauribile di storia e tradizione tarantina.
Lui ha vissuto in prima persona questo luogo, quando da ragazzo, la chiesa
venne data in gestione a un fabbro, il suo maestro, da cui andava a bottega.
Oggi insieme a Domus Armenorum contribuisce alla gestione della chiesa e a
tenerla aperta per accogliere i visitatori.
Ci sediamo in cerchio, in un’atmosfera estremamente
accogliente e informale e la nostra “chiacchierata” ha inizio.
Per cominciare vi
ringrazio per la disponibilità. Quando ho letto di questo progetto non potevo
farmi sfuggire l’occasione di saperne di più. Ricordo che parecchi anni fa, con
una visita guidata nella città vecchia di Taranto, passai per questa piazza, ma
la guida ci disse che la chiesa era visibile solo dall’esterno e l’interno non
era visitabile perché chiusa. Suppongo quindi che questa iniziativa ancora non
fosse nata. La mia prima domanda quindi è: come nasce il progetto Domus Armenorum?
Il progetto Domus Armenorum nasce nel 2012 con la proposta di
una gestione partecipata del luogo in abbandono, Piazza Monteoliveto e la
chiesa S. Andrea degli Armeni, favorendo la partecipazione degli abitanti di Taranto
Vecchia alla rigenerazione urbana di questa parte di città. Nel 2012, quindi,
abbiamo presentato questo progetto per il bando pubblico “ Piazza mia bella
piazza”, che invitava a prendersi cura di luoghi pubblici della città per
esercitare il diritto-dovere di difesa del bene comune e di valorizzare alcuni
luoghi abbandonati.
Il nostro primo scopo era quello di cambiare la percezione di
Piazza Monteoliveto agli occhi degli abitanti e dei turisti: fino ad allora era
concepita quasi esclusivamente come un parcheggio. In secondo luogo volevamo
prenderci cura degli elementi culturali presenti in piazza, come la chiesa, appunto, che è il
luogo più antico, interessante della piazza e allora abbandonato.
Oggi possiamo dire di essere riusciti nel nostro intento:
questo è un luogo di passaggio imprescindibile e le visite turistiche partono
da qui, mostrando un’altra realtà della città vecchia, non più solo le
canoniche colonne doriche e il duomo, e rivive grazie all’azione congiunta dei
cittadini, delle associazioni, dei teatri, delle scuole e degli istituti di
musica, che scelgono la piazza e la chiesa come palcoscenico per i loro eventi.
Volevamo inoltre scongiurare la cosiddetta alienazione del
bene, in quanto parte di esso, la sagrestia e la canonica, sono divenute
private e adesso fanno parte di un albergo. La nostra preoccupazione era che il resto del bene, la chiesa, finisse anch’esso in mani private. Grazie a
questo progetto siamo riusciti a evitare che ciò avvenisse.
Ci tengo a precisare che dopo la scadenza del bando solo
questa iniziativa ha continuato a vivere, proprio perché partecipata e
condivisa.
È un progetto molto interessante e anche molto ambizioso. Quali risultati
avete raggiunto finora? E quali attività vengono organizzate in questa cornice
unica nel suo genere?
Per cominciare questa è diventata la piazza più ricercata di
Taranto Vecchia. Inoltre, cosa molto importante, giovani coppie sono tornate a
vivere in questa zona ed è stato stipulato un accordo di collaborazione tra chi
vive la piazza e le attività commerciali che sono nate nei dintorni, ad esempio
laboratori di giovani creativi, nuovi B&B, fino ad arrivare alla riapertura
del santuario qui di fronte, la Madonna della Salute.
Qui nella chiesa sono state organizzate le prime conferenze
riguardanti il recupero della casa natale del compositore Giovanni Paisiello con
una proposta museale, che tra l’altro è stata finanziata e l’anno prossimo
diventerà un museo.
Organizziamo in piazza attività per bambini che promuovano la
cultura e la lettura con attività socio-ricreative e non. Un esempio ne è
l’installazione delle casette dei libri da poter prendere e leggere
liberamente, attuando uno scambio di libri.
Qui promuoviamo anche l’innovazione sociale, l’innovazione
culturale di diversi linguaggi artistici. Uno degli ultimi progetti ospitati
qui, ad esempio, è stato Nobody’s Tales,
un film dentro un libro da sfogliare con protagonista Taranto Vecchia.
Un altro risultato di cui andiamo molto fieri è l’aver
riscoperto, conservato e rivalorizzato la presenza della cultura armena, a Taranto sin dal Medioevo. Vantiamo una folta letteratura e
documentazione digitalizzata della presenza e della cultura armena in
Puglia. E la comunità armena vive ancora in questa
zona e si sono incontrati qui non solo i gruppi di tutta la Puglia, ma persino
del resto del mondo: una delle comunità più importanti con cui siamo in
contatto e che ci ha ringraziato ufficialmente per il nostro lavoro è stata la
comunità armena di Venezia.
Abbiamo fatto in modo che questo posto diventasse anche un
luogo di dialogo interreligioso, in cui promuovere la cultura dell’accoglienza
(come è giusto che sia in un luogo che in origine offriva ospitalità ai
viandanti e a chiunque ne avesse bisogno). Questo si è realizzato accogliendo e
ospitando rifugiati politici. È grazie a loro se oggi sull’isola dove sorge la città vecchia
è presente la segnaletica per i 40 principali
luoghi di interesse; sui cartelli, per altro, si trova un QR code
tramite il quale si accede a una guida multilingue di Taranto. Da qui è
possibile prendere delle cuffie bluetooth e girare per Taranto Vecchia
ascoltando l’audio-guida nella propria lingua e ovviamente si tratta di una
guida del tutto particolare, perché è la guida attraverso la città vecchia di
Taranto vista con gli occhi dei rifugiati ospitati dalla città.
Inoltre abbiamo fatto sì che la chiesa fungesse anche da
presidio per l’assistenza ai cicloturisti. Da qui la presenza di pompa e altri
attrezzi per la riparazione delle biciclette.
È una grande soddisfazione vedere che il proprio progetto cresce e
prospera come sperato. Vorrei però farti una domanda: spesso progetti così
ambiziosi e che coinvolgono vari soggetti incontrano ostacoli diversi, che non
sempre vengono previsti al momento della progettazione. Avete incontrato
resistenze, per esempio, da parte degli abitanti, dei privati che posseggono la
parte del bene riconducibile alla sagrestia e alla canonica o dall’amministrazione?
Se sì, come le avete affrontate e superate?
Con gli abitanti non ci sono state difficoltà o resistenze,
perché il progetto è nato con e da loro, già contando sul loro supporto e il
loro impegno per far rivivere la piazza che abitano.
Non abbiamo incontrato nessuna problematica neanche con
l’albergo che gestisce il resto del bene, anzi, è entrato a far parte del
circuito, dando il suo contributo alla valorizzazione globale del bene. Tra chi
vive la piazza e le attività commerciali, come ti ho detto, esiste un patto di
collaborazione: ad esempio, per quanto riguarda il coinvolgimento dell’albergo,
dalla sua parte si può accedere agli ambienti ipogei, in cui è visibile
chiaramente la stratificazione delle varie epoche che Taranto ha attraversato e
i gestori fanno il possibile per renderli fruibili ai visitatori.
Con l’amministrazione comunale di allora, purtroppo, abbiamo
invece incontrato qualche resistenza, dovuta a una differenza di vedute.
L’unico modo che avevamo per superarle era di appellarci a dei principi
costituzionali. Ci tengo particolarmente a dire che qui, nel patrimonio
letterario che conserviamo, c’è il libro della Costituzione Italiana. Noi ci
siamo appellati all’art. 118, che sancisce il principio della sussidiarietà,
per cui, quando si tratta di un bene comune, di utilità pubblica, di sfere e
azioni che hanno a che fare con l’interesse collettivo, è diritto/dovere del
cittadino intervenire in prima persona se gli altri enti preposti non sono in
condizione di farlo. L’istituzione in questo caso non deve ostacolare questo
percorso, ma supportarlo. Agendo in questa maniera non esisteva più alcun
elemento a cui aggrapparsi per ostacolarci. Dalla nostra posso dire,
d’altronde, che abbiamo il supporto della Regione Puglia.
Vedo che non vi fermate
davanti a niente e ne sono davvero felice. Taranto ha bisogno di iniziative come
queste e voi state facendo un ottimo lavoro. Dopo tutte queste attività e
progetti portati avanti da Domus Armenorum, cosa possiamo aspettarci per il
futuro? Avete già qualche progetto importante che bolle in pentola?
Certo! Oltre a diversi eventi socio- culturali, come
riproporre i giochi di strada tradizionali, vogliamo finire i restauri della
chiesa. Essendo tutto finanziato da noi e dalle offerte che i visitatori
soddisfatti ed entusiasti del nostro progetto ci concedono, i tempi per terminare
i lavori di restauro si allungano. Abbiamo intenzione di coinvolgere gli
studenti del liceo artistico, anche per concepire la pala d’altare del 1525,
scomparsa da tempo e di cui abbiamo solo una descrizione letteraria fatta da
viandanti del tempo e vorremmo restaurare quel poco che resta della
pavimentazione trecentesca della chiesa: il resto purtroppo è andato distrutto
quando l’ambiente è stato utilizzato come falegnameria.
Ti do in anteprima anche questa notizia: un progetto molto
importante su cui stiamo lavorando è portare il festival IT.A.CÀ. migranti e viaggiatori a
Taranto, l’unico festival a livello mondiale che si occupa di turismo responsabile.
Se Taranto vuole avere nuove prospettive di sviluppo e il turismo può e deve
essere una di queste, bisogna partire responsabilmente.
Hai terminato con il
carico da novanta! Sono davvero contenta di aver scoperto una realtà così
attiva e prolifica all’interno di Taranto Vecchia. Purtroppo Taranto e la sua
città vecchia si sono guadagnate una fama che non rende loro giustizia ed è
confortante vedere che c’è gente che non solo vuole dimostrare che questa fama
non le rispecchia, ma agisce affinché la situazione cambi e di conseguenza l’idea
che la gente ha di esse. Vi ringrazio di cuore, Giovanni e Cataldo, per la vostra
disponibilità e per avermi dato la possibilità di scoprire questa vostra realtà
e vi auguro di raggiungere tutti i risultati che vi siete preposti.
Per qualsiasi informazione sul progetto e sulle attività organizzate potete scrivere a domusarmenorum@gmail.com.
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