“Moltissimi anni fa, in una terra tra il mare e le
colline, vi erano un castello, un re geloso e una bellissima principessa
rinchiusa in una torre”.
Quante fiabe potrebbero cominciare così. Ma la storia
di Bianca Lancia, la donna amata da Federico II e madre di tre dei suoi figli,
non è una favola. Né ha un lieto fine, ma rappresenta una delle vicende più
buie e drammatiche che la tradizione leghi alla figura dello Stupor mundi. Fonti certe non ce sono,
ma un cronista dell’epoca, padre Bonaventura da Lama, racconta questo. Bianca
Lancia, la giovane amante dell’imperatore, viveva nel castello di Gioia del
Colle, in attesa del figlio di Federico, Manfredi, quando un’accusa di tradimento
mise in dubbio la paternità del nascituro. L’imperatore, folle di gelosia,
ordinò che la donna fosse rinchiusa nella torre del castello, fino a che non
avesse messo alla luce il bambino. Quando questi nacque la somiglianza con il
sovrano liberò Bianca da ogni sospetto. L’affronto e la macchia al suo onore
furono però insopportabili. La donna si fece portare un pugnale e si recise i
seni; poi li sistemò su un vassoio, sul quale adagiò anche il piccolo Manfredi,
e li inviò a Federico. Infine, rimasta sola, si uccise.
Nella realtà le cose andarono diversamente, anche
perché dopo Manfredi Bianca diede a Federico un’altra figlia, Violante. La
prigionia e il suicidio della nobildonna non sono che una leggenda nera, dalla
quale il castello di Gioia del Colle emerge avvolto in una cortina di nebbie gotiche.
Riportato allo splendore originario dai restauri che si sono susseguiti nel
novecento, il castello troneggia nel bel mezzo del centro storico della
cittadina pugliese. Da un reticolo di stradine si sbuca nella piazza sulla
quale svetta una delle due torri, la torre dei Rossi. La facciata e tutte le
mura esterne sono ricoperte da un elegante bugnato, elemento decorativo tipico
delle costruzioni federiciane, importato dalla Terra Santa al tempo della quinta
crociata. Altri elementi provenienti dall’oriente islamico, tanto apprezzato
dall’imperatore Federico, si ritrovano poi nelle fregi e nei motivi figurativi
dell’interno. Attraversato il portale gotico si accede al grande atrio trapezioidale.
Da qui si può visitare l’altra torre del castello: la torre dell’Imperatrice.
Il nome, come si può intuire, deriva proprio dalla vicenda di Bianca Lancia,
che, sposata in punto di morte da Federico, fu, seppur per pochissimo,
imperatrice a tutti gli effetti. È significativo che il primo ambiente che si
incontra, appena superato un salone con un monumentale forno a legna, sia la
prigione del castello. Bisogna scendere per degli scalini ed entrare in una
buia stanza quadrata. Ecco dove la tradizione vuole che Bianca fu rinchiusa.
Stupisce, per una prigione dell’epoca, la presenza di una comodità che solo re
e principi potevano concedersi: un gabinetto in pietra, un tempo collegato ad
un impianto fognario, è ancora perfettamente conservato in una nicchia nella
parete. Anche solo questo oggetto farebbe pensare che davvero lì furono
rinchiusi detenuti di rango. Ma altro nella stanza rimanda alla figura di
Bianca. Su una delle lastre che compongono una parrete, sono scolpite due
protuberanze semisferiche, la cui utilità non è stata ancora individuata. Sono
i “seni di Bianca Lancia”, scolpiti nella pietra a ricordare le sofferenze
dell’imperatrice.
Se ci si vuole poi immergere nell’atmosfera di una
corte medievale bisogna allora lasciare la torre e raggiungere la “sala del trono”.
È un grande ambiente rettangolare, sul fondo del quale è sistemato un trono in
marmo coperto di bassorilievi che riprendono il motivo del falco; al centro
della sala fa bella mostra di sé un grande camino, anche questo riccamente
decorato. Panche marmoree si susseguono lungo le pareti e divide la sala un
grande arco a ogiva che serviva a delimitare lo spazio del sovrano e dei più
alti dignitari da quello dei postulanti che attendevano sulle panche.
Vale infine una visita al castello di Gioia del
Colle per ammirare anche la collezione del Museo Archeologico Nazionale che è
conservata nelle sue sale. Istituito nel 1977 il museo raccoglie reperti del
vicino sito peuceta di Monte Sannace.
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