Fare una passeggiata nei boschi in autunno, alla ricerca dei foliage più belli, dai colori più caldi e vibranti che la natura sceglie accuratamente dalla sua tavolozza, è ormai un must tra le attività da fare durante questa stagione. In Puglia ammirare le chiome degli alberi tingersi di giallo, rosso e arancione potrebbe non essere un impresa semplice, ma i boschi di questa calda regione possono offrire altri spettacoli, come possiamo scoprire avventurandoci nel Bosco di Sant’Antuono.
Quando pensiamo a paesaggi tipicamente autunnali, la Puglia non è certo il primo posto che viene in mente, men che meno la Murgia tarantina. Non è qui che il foliage dà il meglio di sé e, diciamocelo, le temperature, soprattutto quest’anno, non sono esattamente quelle che ci aspetteremmo in autunno. Eppure anche qui si possono trovare dei paradisi naturali per immergersi nell’atmosfera di questo periodo di passaggio. Non ci credi? Continua a leggere e poi dimmi se sbaglio.
Tra i comuni di Mottola e Martina Franca, dopo aver affrontato tornanti e strade strette circondate dal verde, scorgiamo un cancello e un piccolo piazzale in cui parcheggiare l’auto. Oltre le sbarre si allunga una strada, costeggiata da alberi di roverella e fragno, che si perde nel foresta. Siamo nel Bosco di Sant’Antuono.
Una passeggiata nel Bosco di Sant’Antuono
Prendiamo il sentiero principale, una strada asfaltata, larga e luminosa. Il bosco si infittisce più avanti, gradatamente, quasi a non voler spaventare noi visitatori appena arrivati. Pochi passi e sulla sinistra, in mezzo a un praticello troviamo un “pila”. No, non sto parlando di rifiuti, ma di tracce di civiltà contadina ancora ben visibili in questo bosco. È una cisterna, una costruzione in pietra per la raccolta dell’acqua con un lungo canale da cui gli animali potevano abbeverarsi e ristorarsi. Continuiamo la nostra passeggiata e adesso sì che cominciamo a sentire l’atmosfera del bosco d’autunno.
L’aria è frizzantina; porzioni di cielo azzurro fanno capolino tra le foglie e chiazze di luce accecante qua e là scaldano la pelle ancora scoperta e fanno brillare di un verde smeraldo il muschio fresco sulle rocce. Entriamo anche noi a far parte dei gentili suoni della natura nella sua veste autunnale: una foglia si stacca e leggiadra guadagna il terreno; uccellini discreti chiacchierano tra loro; una brezza scompiglia le chiome degli alberi; il terreno scricchiola sotto i nostri piedi. Un profumo di umidità muschiata ha allontanato gli odori della strada e della città e affiorano ricordi di cantina, dove il mosto si prepara a diventare vino.
Guardiamo in alto: le foglie di roverella e di fragno sono verdi. Di tanto in tanto, però, spicca un ramo che ha indossato un fogliame color arancio brunito e sta lì, a fare da protagonista. Abbassiamo lo sguardo e vediamo il terreno ricoperto da un sottile strato di foglie marroni, piccole, grandi, brillanti o ancora con qualche angolo di verde sbiadito. Qua e là gruppetti di piccoli ciclamini tingono di lilla questo sfondo scuro: mitigano la leggera malinconia che l’autunno porta con sé e gli donano una pennellata di allegra freschezza. Tra i cespugli del sottobosco, un riflesso rosso attira l’attenzione: delle bacche di pungitopo brillano come gemme illuminate da un raggio di sole, il loro personale occhio di bue.
Diventa molto semplice lasciar viaggiare la fantasia e immaginare che quell’arco lì tra gli alberi, creato casualmente da rami e arbusti, possa essere stato costruito per delineare il passaggio tra un mondo fatato e il nostro e che ciuffetti di fiorellini e fili d’erba freschi stiano lì a suggerire la strada, come le molliche di Pollicino.
Continuiamo, camminiamo lentamente, respirando a fondo l’odore di terra bagnata. Qualcosa cambia: aghi di pino e pigne appesi sui rami di roverella, come alternative decorazioni natalizie fatte con un po’ troppo anticipo. Qualcosa non torna. Non ricordavo che nei querceti di rovere ci fossero anche i pini. Ma poi rifletto: noi, camminiamo in discesa e dunque la temperatura è un po’ salita. Il bel tappeto morbido di muschio fresco su cui camminavamo prima si è trasformato in una distesa scricchiolante di aghi di pino secchi e l’aria adesso profuma di macchia mediterranea.
Altri sentieri si diramano dalla strada che stiamo percorrendo: portano giù, verso la Gravina di Corneto, o su, alla volta dell’oasi del WWF di Monte Sant’Elia, altri luoghi, ad altre altitudini, dove di sicuro il bosco offre uno scenario diverso. Noi, però, oggi non possiamo avventurarci e scoprirli. Purtroppo il tempo passa troppo in fretta e, prima o poi, bisogna pur tornare a casa. Alla fine, ci sediamo su una panchina, insieme alle foglie cadute, e ringraziamo il bosco per la sua ospitalità e bellezza.
Un bosco che cambia: diverse altitudini, diversi scenari
La bellezza di questo bosco sta proprio nel suo essere così vario: durante la passeggiata si passa da zone tipicamente più umide, dove si trova facilmente muschio ed edera che abbracciano i tronchi di roverella e fragno, a zone più secche, regno dei pini d’Aleppo e del loro inebriante profumo.
È una meraviglia sperimentare questo cambiamento man mano che ci si avventura lungo il sentiero e il paesaggio intorno a noi comincia piano piano a mutare: le roverelle diventano sempre più piccole, fino a diventare bassi cespugli ai lati della strada; se prima addentrarsi tra gli alberi era facile e agevole, nella zona più calda dovrai tener in conto che la vegetazione potrebbe volerti trattenere, anche tirandoti dai vestiti.
Siamo di fronte a un mondo vivo, lo percepiamo nella sua trasformazione, negli ambienti diversi che si sposano e mescolano tra loro man mano che si passa ad altitudini inferiori, mentre scendiamo dalla Murgia verso il territorio delle più calde gravine.
Il Bosco di Sant’Antuono si trova lungo la strada provinciale 36 Mottola – Martina Franca ed è di proprietà del comune di Mottola. È sempre aperto e il mio consiglio è di organizzare una gita in una mattina di sole, così da poter assaporare la bellezza dell’aria fresca nelle zone d’ombra e di lasciarsi distendere dai caldi e avvolgenti raggi solari che filtrano dalle chiome degli alberi, coccolati dalla fragranza del bosco in autunno.
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