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L'estate di San Martino


A San Martino ogni mosto diventa vino

I palmenti di Pietragalla in cui fermentava il vino

Il periodo di San Martino ha un che di particolare: è autunno, ma il clima ti confonde con il suo tepore, il cielo azzurro gioca con i nuvoloni e tu non sai mai bene come vestirti; nonostante il tempo pazzerello, si passeggia volentieri nei boschi, sorprendendosi di tanto in tanto alla vista di un fungo o di un riccio carico di castagne; ci si aggira per le vie dei borghi con in testa la poesia San Martino, aspettandosi di sentire “l’aspro odor de i vini”.

Ho sempre ritenuto l’estate di San Martino un periodo molto allegro, in contrasto con l’immagine spesso malinconica che l’autunno si porta dietro. San Martino è la nota dolce che ti fa accogliere con un po’ di gioia l’arrivo del freddo.

Chi era San Martino?

Martino visse nel IV secolo ed era il figlio di un veterano. In quanto tale il suo destino era già scritto: doveva arruolarsi nell’esercito romano, cosa che avvenne nel 331 d.C. 

Venne mandato in Gallia e fu qui che avvenne l’incontro che gli avrebbe cambiato la vita: nel 335 si imbatté in un mendicante seminudo. Mosso dalla compassione per quest’uomo, Martino divise il suo mantello militare e ne diede metà allo sventurato. 

Durante la stessa notte sognò Gesù proprio con il suo mantello. Questo fu l’evento che portò Martino a convertirsi al Cristianesimo e a dedicarsi alla vita monastica fino al 371, quando divenne vescovo di Tours. 

Nonostante la sua carica, però, continuò a vivere umilmente, proseguendo la sua missione di evangelizzazione in lungo e in largo, per lo più nelle campagne. Ed ecco perché san Martino è strettamente legato alla vita di campagna ed è anche il patrono dei viaggiatori.

San Martino e la vita di campagna

In questo periodo matura il vino novello e questo lo sappiamo sin da bambini (Carducci docet), ma ci sono altri legami tra la vita di campagna e il santo

La risposta è sì. Infatti un tempo i contratti agricoli scadevano proprio in questo periodo, complice il fatto che, arrivato l’autunno, si lasciava riposare la terra per poi coltivarla nuovamente. 

L’11 novembre era il giorno tradizionalmente designato per rinnovare quei contratti. Qualora il contratto non fosse stato rinnovato, bisognava lasciare la casa. Da qui il detto “fare San Martino”, cioè traslocare. Non a caso San Martino è anche il patrono dei traslochi.

Il patrono dei cornuti

Ho sentito tanti motivi che potessero giustificare questo strano patrocinio. Fra le tante c’è chi dice che la data, 11/11,  ricordi proprio le corna: con un po' di immaginazione i due numeri potrebbero sembrare i mignoli e gli indici delle mani chiuse a formare due paia di corna. 

Quello a cui io mi sento di dare più credito però è sempre legato alla vita campagnola. Come già detto a novembre le campagne si lasciavano riposare, dunque ci si dedicava all’allevamento. 

In questo periodo ci sono le fiere del bestiame, quindi i cornuti a cui si fa riferimento non sono gli uomini (che poi magari sono anche loro, ma non ci è dato sapere di più), ma gli animali dotati di corna.


SAN MARTINO DI CARDUCCI

La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
 
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
 
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
 
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar
.

Concludo sui versi di Carducci, con la poesia che mi rimanda all’infanzia, a immagini serene e confortanti, a colori caldi, che chiude con quella vena melanconica da cui però io vedo far capolino la speranza della vita  che tornerà.

Commenti

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