A volte si
ha bisogno di allontanarsi dal caos della città per ricaricarsi, per eliminare
lo stress che inevitabilmente la vita di tutti i giorni ci porta ad accumulare.
Il modo migliore per farlo, a parer mio, è immergersi
nella natura. Quindi, periodicamente,
faccio una gita nei boschi del Parco
Nazionale del Pollino, rimanendo in genere nel versante lucano.
Non sempre
la meta è ben chiara: con destinazione
Parco del Pollino ci si mette in macchina e si percorre la Basentana. Scorrono
davanti i paesaggi più disparati: il mare, poi il letto secco e brullo del
Basento, ormai ridotto a un fiumiciattolo durante l’estate, e in lontananza le
montagne con i loro boschi. Poi si sale e si sale, affrontando i tornanti che
abbracciano la montagna. A un certo punto ci si trova immersi in una penombra
verdastra, circondati da querce, massi coperti di muschio e si respira l’aria frizzantina che fa
dimenticare la canicola dell’estate meridionale.
Questo è il
posto dove vengo a ricaricarmi d’estate, sfuggo al caldo soffocante e alla
frenesia cittadina. È una gita senza impegno, con il fine unico di
godere un po’ del contatto con la natura. Potrei scrivere un post interamente
su questo, su quanto adori ritornare nei boschi e lasciarmi andare come quando
ero bambina (be’, un po’ meno, visto che puntualmente mi perdevo), ma mi rendo
conto che sarebbe più utile a tutti dare qualche informazione precisa sul luogo
che ho visitato. Tutti meriterebbero una giornata in un posto bello come
questo.
Come ho già detto, sono rimasta in
Basilicata. Partendo da Massafra si impiegano circa due ore per arrivare nella
zona desiderata.
La prima tappa è San Severino Lucano, più precisamente il Santuario della Madonna del Pollino.
Scendendo qualche gradino, entrando nel bosco che
costeggia il sentiero principale, si arriva davanti una piccola grotta. È talmente ridotta che l’accesso è consentito
solo a una persona per volta. All’interno c’è una statua della madonna che
accoglie il visitatore. Dal punto di vista turistico e ricreativo c’è poco da
vedere, ma se lo scopo della gita è ricaricarsi e allontanarsi dal frastuono
cittadino, questo è il posto giusto.
Continuiamo il nostro cammino alla
volta di Viaggianello. In realtà la
nostra destinazione non è il paese vero e proprio, ma Piano Ruggio, nel comune di Viaggianello. Nel frattempo è arrivata
anche l’ora di pranzo. In queste occasioni mi piace portare un pranzo al sacco
e organizzare un pic-nic.
Percorrendo la strada si è circondati da boschi,
quindi si ha solo l’imbarazzo della scelta sul posto in cui fermarsi. Noi
abbiamo scelto un posticino in un cui mancavano solo i folletti a completare il
quadretto. Ci siamo sistemati con i nostri asciugamani su un gruppo di rocce
che sembravano proprio un tavolo, al riparo di grosso albero la cui forma mi invitava
ad arrampicarmici. Ovviamente io non ho neanche provato a resistere a tale richiamo.
Dopo una
pausa ristoratrice riprendiamo il nostro itinerario nei boschi, incontrando
mucche lungo la via, che pigramente guardano la macchina e si spostano dalla
carreggiata quel tanto per farci passare, finché, finalmente, non arriviamo a
Piano Ruggio. È
una visione decisamente montana, che ti fa pensare di non essere in sud Italia.
Davanti a noi si apre un’ampia valle incorniciata da monti e un sentiero che si
perde nel bosco. Fermiamo la macchina e ci incamminiamo lungo il sentiero senza
perder tempo. L’aria è frizzantina, nonostante sia estate, e una volta nel
bosco, si percepisce la vita al suo interno: apparentemente non c’è nessuno,
non vedi animali, ma senti che il tutto è vivo e sembra accoglierti. E poi
senti i campanacci di mucche che poco più in là pascolano tranquille e
indifferenti.
Tornati
indietro vediamo che dei locali hanno sistemato delle bancarelle di prodotti artigianali, per lo più in legno, e sono
anche ben felici di dare informazioni e consigli sulla loro terra, e un B&B
decisamente nuovo e molto accogliente, perfetto per chi vuole passare un fine
settimana in montagna a contatto con la natura. Forniscono anche un servizio
bar/ristorante e noi ne approfittiamo per scaldarci un po’ con un caffè.
Ripartiamo
per tornare, facendo sosta però nel Bosco
Magnano, dove c’è il torrente Peschiera,
nella località di San Severino Lucano. Ormai è una tappa fissa quando si viene
da queste parti. Lo scopo principale della visita di questo bosco è di mettere
i piedi a bagno nell’acqua gelata. Pare che il massaggio dell’acqua abbia
giovato spesso in caso di storte alle caviglie, una problematica alquanto
frequente nella mia famiglia: questa volta è il mio turno, perciò scelgo un
posticino dove sedermi sulla sponda, via le scarpe e giù i piedi nell’acqua
combattendo il gelo. Essendo una zona piuttosto turistica, durante il periodo
di alta stagione c’è spesso molta gente, altrimenti, come in questo caso, è
molto tranquillo e te ne stai lì ad ascoltare lo scoscio dell’acqua tra le
rocce, il fruscio del vento tra le foglie e il venticello fresco.
A questo
punto la giornata è terminata ed è il momento di tornare. È una visita un po’ diversa da quelle
di cui scrivo di solito: non ci sono bellezze architettoniche da ammirare,
leccornie gastronomiche da assaggiare, storie da scoprire e ascoltare. Questa
volta ho voluto prendere una pausa da tutto ciò e volgermi verso qualcosa che
alle volte dimentichiamo, da cui la vita ci porta spesso ad allontanarci, la
natura, che invece ha il potere di rimetterci in pace con noi stessi e con
quello che ci circonda.
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