Quando sono
stata a Palermo, tra le tante esperienze che ho vissuto ce n’è una che mai
avrei pensato di vivere: assistere a un’opera
di pupi.
Facciamo un
preambolo, perché così la frase non dice assolutamente niente. Chi mi conosce
sa che, almeno prima di questa esperienza, ho sempre evitato di assistere a
spettacoli di pupi, perché, quasi mi vergogno a dirlo, mi facevano un po’
impressione. Avete presente quando qualcuno dice che ha paura dei clown? Ecco,
non parlerei di paura, ma mi facevano uno strano effetto.
Detto questo
ci si potrebbe chiedere: “E come sei finita a vedere l’opera dei pupi?”
Bene,
cominciamo dall’inizio.
Il vero
interessato ai pupi era in realtà mio fratello. Giustamente, essendo a Palermo
per la prima volta, non voleva lasciare la Sicilia senza un pupo come souvenir.
Ecco come ci siamo imbattuti nella bottega di un puparo, Vincenzo Argento, dove
abbiamo potuto acquistare il tanto desiderato pupo. Quello è stato il momento
in cui la mia percezione di queste opere, perché di opere d’arte si tratta, ha
cominciato a cambiare. Non ero più impressionata, quasi negativamente, dalla
perfezione antropomorfa di questi oggetti; piuttosto ero affascinata dalla
maestria e cura con la quale essi vengono realizzati. Dopo ciò, alla proposta
di mio fratello di andare a vedere lo spettacolo che lo stesso Argento teneva
in quei giorni mi sono detta che sarebbe stato un crimine lasciare Palermo
senza partecipare a un evento tradizionale come quello e che sicuramente me ne
sarei pentita se avessi rinunciato, quindi coraggio!
Arrivati a
teatro (meglio dire teatrino), poco lontano dalla nota bottega in via Vittorio
Emanuele, ci è stata spiegata la storia e le caratteristiche dei pupi
siciliani, in particolare palermitani. Sì, perché ci sono delle sostanziali differenze
tra le due scuole siciliane, quella palermitana e quella catanese. Per esempio
i pupi palermitani vengono guidati dal puparo dalle quinte laterali, tramite
un’asta posta sulla testa e sulle braccia, mentre quelli catanesi vengono
manovrati dall’alto; i palermitani sono snodabili, al punto da riuscire a
sguainare la spada, al contrario di quelli catanesi, che sono più rigidi e tengono
la spada in mano.
L’Opera dei
Pupi si è diffusa in Sicilia a partire dalla seconda metà del XIX e la prima
metà del XX secolo ed era tipica della tradizione dei cuntastori (cantastorie).
Le storie per gli spettacoli sono tratte dai poemi del ciclo carolingio, la Chanson
de Roland, la Gerusalemme Liberata
e l’Orlando furioso. Non pensate,
però, che siano spettacoli noiosi, al contrario! Il registro è scanzonato e
divertente, condito dall’accento siciliano che ne è il valore aggiunto. Il
tutto dà un risultato spassosissimo!
Lo
spettacolo a cui ho assistito era tratto dall’Orlando furioso ed è stata una delle rappresentazioni più belle a cui
abbia mai assistito. Si vede che chi lavora per la sua realizzazione lo fa con passione e, ovviamente, lo trasmette
attraverso i pupi.
Adesso se
qualcuno dovesse invitarmi a vedere uno spettacolo di pupi, accetterei senza
pensarci due volte!
L'amore e la passione per il proprio lavoro lo si evince anche da uno spettacolo di pupi. Sei stata fortunata ad aver incontrato un artista che è stato capace di farti amare questa antica arte.
RispondiEliminaCiao
Tra monti, mari e gravine
Infatti! Sembrava che trattasse i suoi pupi come se fossero figli suoi. Forse in un certo senso si potrebbe dire che lo erano:)
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